compresse

le compresse sono forme farmaceutiche unidose preparate comprimendo, con apposite macchine, volumi uguali di sostanze solide allo stato di polveri o granuli. Questa forma farmaceutica è notevolmente diffusa, sebbene presenti possibili inconvenienti di tollerabilità ed una biodisponibilità legata al tempo necessario perché si disaggreghi.

Le compresse possono convenientemente essere classificate in base alla loro destinazione:

eccipienti per compresse

per trasformare le polveri o i granuli in compresse, occorre addizionare adatti eccipienti che ne favoriscano la compressione, l'ottenimento di un volume adeguato, la disaggregabilità, la compattezza, ecc. In alcuni casi, si può comprimere direttamente la polvere senza che sia stato necessario trasformarla in granulato; tuttavia, questo procedimento è scarsamente applicato in quanto si possono presentare fenomeni di segregazione durante la lavorazione.

Gli eccipienti utilizzati per la preparazione delle compresse, sono classificabili come segue:

Molte sostanze che rientrano nella classificazione esaminata, presentano azione antagonista: per esempio, aggreganti e disaggreganti. Ciò comporta la necessità di raggiungere il miglior equilibrio tra necessità di fabbricazione, biodisponibilità e praticità d'uso. Inoltre, alcune sostanze, pur in diversa misura presentano proprietà glidanti, lubrificanti e antiaderenti: queste sostanze sono dette antifrizione (v. tab. sotto)

confronto dell'efficacia specifica di alcuni agenti antifrizione
composto % di impiego glidante antiaderente lubrificante
stearati metallici 0,5 - 2 scarsa buona ottima
talco 1 - 5 buona ottima scarsa
acido stearico 1 - 4 nessuna scarsa buona
cere altofondenti 3 - 5 nessuna scarsa ottima
amido 5 - 10 ottima ottima scarsa

produzione delle compresse

animazione: comprimitrice a punzone singoloNell'animazione a fianco è rappresentato schematicamente il funzionamento di una macchina comprimitrice a punzone singolo.
In realtà, vengono utilizzate comprimitrici con punzoni multipli, in grado di produrre 250-600 mila compresse/h. Ovviamente, per ottenere questi risultati, la velocità di funzionamento della macchina deve essere molto elevata, sicché le caratteristiche di scorrevolezza, granulazione, densità, ecc., delle polveri assumono particolare importanza. In alcuni casi, per raggiungere elevate velocità di lavorazione, gli stampi vengono riempiti sotto pressione.

Con un procedimento simile a quello descritto, si possono preparare anche compresse multistrato, con due o tre strati sovrapposti, usate principalmente nei casi di incompatibilità dei principi attivi. Oppure, compresse rivestite da un nucleo centrale rivestito da una seconda sostanza, per ottenere una compressa a rilascio controllato o gastroresistente. Le compresse rivestite sono prodotte con un processo di "doppia compressione"; questa lavorazione, essendo a secco, è molto meno laboriosa della confettatura ma non sempre si può applicare in quanto il granulato deve possedere particolari caratteristiche di scorrevolezza per permettere un perfetto collocamento sulla prima compressa.

La forma, la dimensione e il diametro delle compresse dipendono, oltre che dalla quantità di sostanza, anche dall'uso al quale la compressa è destinata. Le normali compresse si rompono comprimendole con una forza di 40-80 N, le tavolette resistono a 100-200 N in quanto devono essere succhiate. Le compresse sublinguali sono usate per sostanze che vengono assorbite lentamente e completamente attraverso la mucosa orale (ad es. nitroglicerina, metiltestosterone), in questo caso, gli eccipienti devono essere il più possibili insapori per evitare lo stimolo della deglutizione. Le compresse effervescenti hanno resistenza variabile e, quale requisito principale, è richiesto che non intorbidiscano l'acqua usata per scioglierle; così si utilizzano sostanze tipo NaCl e benzoato sodico, evitando quei lubrificanti, glidanti ed antiadesivi che, essendo insolubili, verrebbero a galla. Le compresse masticabili richiedono eccipienti tipo il mannitolo, che conferisce un'adeguata resistenza unita ad una sensazione di freschezza (dovuta al calore di dissoluzione negativo). Le compresse per impianto, generalmente di forma allungata, hanno elevata resistenza (>200N) e sono utilizzate principalmente per impiantare sottocute sostanze ormonali, con una durata d'azione che può raggiungere un anno.

confettatura

Le compresse possono essere opportunamente rivestite allo scopo di mascherare eventuali odori e sapori sgradevoli, per proteggerle dall'umidità o dall'ossidazione, per controllare il rilascio della sostanza attiva, oppure per ottenere un rivestimento gastroreistente. La confettatura, a volte, può avere il solo scopo di migliorare l'aspetto estetico.

bassine Rollermac
bassine da 100 kg mod. B100 (ROLLERMAC s.a.s. - www.rollermac.it)
Il rivestimento può essere realizzato con tecniche diverse. L'attrezzatura base per la confettatura è costituita dalla cosiddetta bassina: un contenitore (in rame o acciao inox) bombato, con un'apertura per l'introduzione del prodotto da rivestire.
I modelli più grandi, hanno una capacità fino a 250 kg (si deve tener conto che con la confettatura le compresse raddoppano quasi il loro volume). La bassina ruota attorno ad un asse inclinato a circa 45o; inoltre, sopra l'imboccatura è presente un dispositivo che permette di soffiare aria calda nel recipiente, unitamente ad un sistema aspirante per eliminare la polvere che può eventualmente formarsi nella fase iniziale della lavorazione.

Prima di esaminare le varie fasi della confettatura, occorre precisare che le compresse da trattare devono avere una forma rotondeggiante senza spigoli vivi; inoltre, devono avere un basso grado di friabilità e devono contenere un disaggregante che favorisca il successivo rilascio nell'organismo.

Fasi della lavorazione:

  1. gommatura: serve per evitare il contatto diretto tra le compresse e le successive soluzioni acquose (v. punto 2). Si effettua sciogliendo in un solvente organico (comunemente alcol) sostanze quali gomma lacca, aceto-ftalato di cellulosa, zeina (proteina), oppure una loro miscela; questa soluzione viene introdotta nelle bassina e fatta miscelare con le compresse. L'alcol viene eliminato mediante immissione di aria calda e contemporannea aspirazione; inoltre, per evitare che le compresse possano attaccarsi tra loro, si aggiunge un pò di talco, il cui eccesso viene poi aspirato. Durante la gommatura, di solito occorre effettuare due passaggi.
  2. prerivestimento: viene effettuato in vari stadi. Consiste nell'aggiungere alternativamente sostanze sciroppose (zucchero 150 g, gomma arabica, 6 g, acqua depurata 100 g) e polveri (calcio carbonato 35 g, caolino 15 g, talco 25 g, zucchero 20 g, gomma arabica 4g).
    Si procede in questo modo: dopo il trattamento con la soluzione sciropposa, si fa' solidificare lo strato zuccherino che si è depositato sulle compresse, in modo che resti ancóra molliccio e adesivo in modo che la successiva polvere aderisca più facilmente; questo trattamento alternato, viene ripetuto più volte finché la compressa assume una forma tondeggiante.
  3. ingrossamento: si effettua solo con la soluzione zuccherina (senza alternare con polveri) in cui eventualmente si può inglobare un pò di calcio carbonato ed amido; anche questo processo va ripetuto varie volte impiegando ogni volta una soluzione un pò più diluita per rendere il confetto più regolare.
  4. finitura e lisciaggio: si esegue usando solo sciroppo semplice diluito (senza altri componenti). In questa fase finale si possono eventualmente aggiungere allo sciroppo sostanze opacizzanti e coloranti (analoghe a quelle usate per le capsule).
  5. lucidatura: si effettua in un altro tipo di bassina non bombata ma a forma di tamburo e con le pareti interne rivestite in tela. In questo recipiente si aggiunge una soluzione di cera d'api o cera carnauba in un solvente volatile organico volatile. I confetti, rotolando in questa soluzione, si ricoprono con un sottile strato di cera che li rende lucidi e poi, dopo l'evaporazione del solvente, la leggera azione abrasiva della tela completa l'opera di lucidatura della cera.

rivestimenti gastroresistenti e per il rilascio controllato

Si ricorre a questo rivestimento se il principio attivo è alterabile dai fluidi gastrici, oppure perché ragioni farmacologiche richiedono che debba essere assorbito solo a livello intestinale, oppure per mantenere più a lungo la durata dell'azione.

La tipologia delle sostanze usate in questi rivestimenti varia a seconda che si voglia ottenere solo un'azione ritardata o anche gastroresistenza; per quest'ultima, occorre utilizzare sostanze non degradabili nell'ambiente acido dello stomaco, ma solo in quello neutro o alcalino dell'intestino. Le tecniche di lavorazione prevedono sempre l'uso di un solvente organico che evaporando lascia una pellicola dotata delle necessarie proprietà.
Le pellicole di rivestimento possono essere di due tipi:


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Marcello Guidotti, copyright 2003
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