capsule

le capsule sono forme farmaceutiche monodose per uso orale o suppositorio, all'interno delle quali si possono introdurre granulati, polveri o miscele oleose.

Le capsule sono costituite essenzialmente da gelatina, da un agente plasticizzante (glicerina, sorbitolo, sciroppo semplice, amido), da sostanze conservanti (ad es. piccole quantità di anidride solforosa per prevenire la crescita di muffe e batteri sulla gelatina che costituisce un ottimo terreno di coltura), e da coloranti naturali e opacizzanti (in assenza di questi ultimi, generalmente biossido di titanio, la capsula è trasparente). Nel caso si vogliano capsule gastroresistenti, si ricorre alla cellulosa acetoftalato (un polimero enterosolubile).

osservazioneI farmaci sono a volte confezionati sotto forma di capsule o di compresse laccate per coprire un sapore particolarmente sgradevole, per contenere una sostanza fluida o per proteggere il principio attivo dall'azione dei succhi gastrici: è pertanto importante non frantumare le compresse e non aprire le capsule, a meno che sia esplicitamente segnalato sul foglietto illustrativo.

Per esempio, gli inibitori dell'ATPsintasasi (o ATPasi) e gli inibitori della secrezione gastrica di acido cloridrico (omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo e rabeprazolo) sono formulati in capsule che rilasciano il principio attivo solo nell'intestino, dove viene assorbito, in quanto se venisse a contatto con i succhi gastrici sarebbe completamente inattivato. Quindi è obbligatorio ingerire le capsule intere, senza aprirle o romperle, pena l'inefficacia del farmaco. Anche per i fermenti lattici, vale la stessa avvertenza: quando non sono protetti da capsule gastroresistenti, il numero dei batteri che arrivano all'intestino è ridicolmente basso.

produzione delle capsule

processo di incapsulazioneLa differenza principale tra le capsule molli e le capsule dure (dette anche opercoli), consiste nel fatto che le prime vengono oggi preparate con un unico procedimento e non è possibile aprirle se non tagliandole o perforandone l'involucro; le seconde, invece, vengono preparate vuote e vendute come tali all'industria utilizzatrice che le riempie con apposite macchine (v. animazione a destra) che permettono un riempimento fino a 150.000 cps/h, e possono stampigliare sulla capsula il nome della specialità e dell'officina.
Il fatto che le industrie utilizzino capsule dure già pronte è conseguente al fatto che la loro preparazione richiede una tecnologia complessa non facilmente ammortizzabile in termini di costi. Infatti, sono solo tre ditte (e loro consociate) che producono capsule per tutte le officine farmaceutiche.

La preparazione delle miscele da allestire in capsule di gelatina molle è un'operazione completamente diversa. L'unica fase della preparazione dei lotti durante la quale le sostanze sono alla stato di polvere, è la pesatura. Poiché le capsule di gelatina molle vengono quasi sempre riempite con liquidi, oppure con sostanze a consistenza pastosa, le polveri appena pesate vengono addizionate con opportuni eccipienti liquidi, che sono normalmente olii vegetali oppure minerali, oppure ancóra eccipienti liquidi come il polietilenglicole. Ne risulta una pasta che viene omogeneizzata con apparecchi di vario tipo. La miscela viene poi setacciata e messa sotto vuoto in modo che la pasta risultante non contenga bolle d'aria che potrebbero procurare inconvenienti nell'esattezza del dosaggio.
L'omogenizzazione di una miscela in fase fluida (sospensioni o emulsioni) è ovviamente molto più facile a realizzarsi rispetto ad una miscela in fase solida. Per evitare la sedimentazione dei componenti più pesanti, sarà sufficiente addensare o aumentare la viscosità dell'eccipiente liquido, e per assicurare una perfetta distribuzione di tutti i componenti,sarà sufficiente influire leggermente sulla tensione superficiale del liquido in modo che tutti i granelli vengano bagnati omogeneamente e non si formino grumi.

produzione di capsule molliLo schema del processo d'incapsulazione (brevetto Scherer s.p.a.), che in questo caso necessita di un commento, è riportato nell'animazione a fianco.
Da due serbatoi di gelatina (non in figura), mantenuti ad una temperatura opportuna, viene deposta una pellicola su due tamburi rotanti (non in figura) posti simmetricamente. Le due pellicole, mantenute in tensione da due cilindri lubrificati (non indicati in figura), scorrono su due matrici cilindriche contrapposte sulle quali sono incise scanalature (alveoli) a forma di mezza capsula (la forma e il volume degli alveoli ppossono essere variate sostituendo le matrici). A questo punto, gli ugelli collegati ad una pompa volumetrica iniettano simultaneamente le dosi di farmaco (corrispondenti al volume di ogni alveolo) in ciascuna capsula nel momento che le due pellicole di gelatina si toccano. Il preparato spinge così la gelatina dentro gli alveoli; la capsula viene quindi saldata e poi tagliata (non in figura). Le capsule sono infine sgrassate ed essiccate in corrente d'aria calda.


particolare della banda sigillante tra le due parti della capsula (foto tratta da Shionogi qualicaps www.qualicaps.com)
applicazione della banda sigillante
particolare dell'applicazione della banda sigillante (foto tratta da Shionogi qualicaps www.qualicaps.com)
Anche le capsule dure permettono di contenere fluidi; per questo, un'apposita macchina applica una banda di gelatina a bassa viscosità che è depositata tra le due parti (superiore ed inferiore) della capsula. Se si presenta qualche bolla, questa è rapidamente eliminata da una seconda applicazione della soluzione sigillante. La seconda applicazione è più sottile della prima, producendo un legame uniforme e stabile. Lo strato è poi essiccato ad aria, evitando qualsiasi esposizione termica che potrebbe produrre bolle e causare fragilità nel rivestimento di gelatina. La fragilità può comportare perdite durante le operazioni di trasporto alle linee di confezionamento, senza dimenticare la frustrazione del fruitore quando nel rimuovere le capsule dal blister queste si rompono o si aprono.

La banda sigillante garantisce alcuni benefici:

Il riempimento di capsule dure con formulazioni liquide non è senza problemi. L'uso di iniettori volumetrici costituisce certamente uno dei più accurati mezzi di dosaggio disponibili; d'altra parte, la lavorazione di una capsula riempita con un liquido a bassa viscosità richiede accorgimenti particolari che non si presentano con formulazioni in polvere. Un movimento intermittente può produrre spargimento quando sono raggiunte elevate velocità. Inoltre, l'azione di pompaggio idraulico che si crea quando la parte superiore è applicata alla capsula riempita di fluido può produrre una chiusura non perfetta.

capsule ad effetto protratto

E' possibile preparare medicinali ad azione protratta formulati come capsule di gelatina. Nel caso di capsule di gelatina dura, queste possono essere riempite con cronoidi (diffucaps) o microcapsule a cessione protratta.
Nel caso delle capsule di gelatina molle, oltre alla possibilità di riempirle con cronoidi e microcapsule, eventualmente sospesi in eccipienti liquidi, è possibile aggiungere agli eccipienti delle sostanze che, a contatto con i succhi gastrici o enterici, rallentino la disgregabilità della capsula ritardando la cessione dei principi attivi.

riempimento delle capsule per preparazioni estemporanee

Formati e capacità
misura della capsula volume approssimato
00 0.95 ml
0 0.70 ml
1 0.50 ml
2 0.40 ml
3 0.30 ml
4 0.20 ml
5 0.15 ml

opercolatrice
opercolatrice da laboratorio: il riempimento avviene disponendo la parte inferiore degli opercoli nelle apposite sedi; quindi si distribuisce la polvere rasa (ecco la necessità del calcolo delle dimensioni delle capsule) e si procede alla chiusure.
Le capsule opercolate vuote sono commercializzate con capacità diverse. Le capsule più comunemente usate variano dal numero "00" al numero "5" (il più piccolo). La capacità delle capsule (nella tab. accanto) è indicativa in quanto il loro volume è riferito ad un liquido non acquoso, per esempio alcol. Il peso di polvere che può essere contenuto in una capsula dipende dal volume apparente della polvere (varia con il grado di umidità, la scorrevolezza e la granulometria) e può variare a seconda della pressione esercitata per riempire la capsula.

Per fissare le idee, supponiamo di voler preparare trenta capsule contenenti 300 mg di acido acetilsalicilico e 50 mg di caffeina. Per far questa preparazione, si miscelano le due polveri con il metodo della diluizione progressiva (v. nota in basso), si trasferiscono in un cilindro graduato e si legge il volume occupato dalla miscela (volume apparente), per esempio 19 ml : per ogni dose, avremo quindi 19/30 = 0.63 ml. Questo significa che dovremo utilizzare capsule misura "0" con capacità 0.70 ml. Ora, per preparare materialmente le capsule, occorre raggiungere il volume di 0.70 ml per capsula = 0.70 x 30 = 21 ml : aggiungiamo eccipiente in leggero eccesso fino ad ottenere 21.5 ml; quindi travasiamo la miscela nel mortaio e completiamo la miscelazione.

osservazione diluizione progressiva: questo procedimento garantisce una efficace distribuzione omogenea fra due polveri. Supponendo di voler miscelare 50 g di polvere A con 10 g di polvere B, si opera in queto modo: si prende la polvere (in quantità minore) B e si addiziona con una eguale quantità di A (10 g di B e 10 g di A); poi si aggiunge alla miscela una seconda quantità uguale di A (20 g di A + B e 20 g di A); infine si aggiunge il residuo A alla miscela.


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Marcello Guidotti, copyright 2003, 2005
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