Secondo la classificazione riportata nel citato decreto, in Italia gli imballaggi sono distinti in tre tipologie o categorie funzionali: imballo primario (per la vendita), imballo secondario (multiplo), imballo terziario (per il trasporto). Per i farmaci, l'imballo primario è quello a diretto contatto con il medicinale (fiala, contagocce, blister, ecc.); gli altri seguono di conseguenza.
L'imballaggio deve rispettare una serie di obiettivi, quali: proteggere la merce, evitare furti, essere economico, e rispettare un equilibrio tra le sue prestazioni e il suo costo, sia dal punto di vista del materiale impiegato, sia del tempo impiegato per realizzare l'operazione di imballaggio. Dal punto di vista ecologico è importante che per gli imballaggi vengano usati materiali facilmente riciclabili e nella minor quantità possibile.
È molto diffuso l'uso di riferirsi all'imballaggio con il termine inglese packaging, che ha però un'accezione più ampia, in quanto oltre all'imballaggio (package) comprende il processo di progettazione e industrializzazione. In questa sede non discuteremo il processo produttivo, limitandoci agli aspetti del design, immagine di marca e sicurezza. Il packaging di farmaci per uso umano è uno dei campi rilevanti del design e della ricerca. Ed è bene tenere a mente che, sotto questo aspetto, vi sono evidenti differenze tra Europa e Stati Uniti. Mentre la salute negli Stati Uniti è un tema di questioni economiche private e assicurazioni, nella maggior parte dei Paesi europei è materia governativa. Questa differenza condiziona il modo in cui i farmaci sono visti dal pubblico. Così, le farmacie americane offrono una vasta gamma di farmaci con una veste grafica che in Europa è caratteristica degli integratori alimentari più o meno tali. Al contrario, in Europa, dove la pubblicità dei medicinali è molto più rigorosa, anche il package ha un aspetto più sobrio, privo di disegni ammiccanti e suggestioni. La ragione di questa differenza nei messaggi di marketing è semplice: la destinazione del package in Europa è rivolta ai medici, mentre nella maggior parte degli Stati Uniti il bersaglio del package è il paziente.
una delle prime confezioni di aspirina | una confezione europea | una confezione U.S.A. |
Potete decidere da voi la veste grafica preferita. Dopo tutto, è una questione di gusti e di modelli culturali. Comunque, a parte l'aspetto estetico, occorre anche considerare l'usabilità del prodotto. Il 60 % degli americani non assume correttamente i medicinali e le confezioni fuorvianti ed il foglietto illustrativo contribuiscono alla confusione dei pazienti. Però, l'assenza di indicazioni e posologia sulla confezione - par garantire la privacy - certo non aiutano la sicurezza del medicinale. Quanto a questo punto, nel seguito vedremo alcuni esempi di packaging intelligente.
Se una confezione vuole risaltare, particolarmente se è legata ad un prodotto di largo consumo, deve ovviamente distinguersi dalle altre appartenenti alla medesima merceologia. Ciò è possibile se la confezione è caratterizzata da una forte identità, e questo risultato è ottenibile soltanto attraverso un'attenta promozione dell'immagine aziendale. Un buon packaging costituisce il trait d'union tra l'immagine del prodotto e l'immagine dell'azienda: se è ben studiato valorizza il prodotto e rafforza l'immagine di marca e aziendale. Infatti, tra i problemi di identità di un'azienda vi è anche quello della continuità dell'immagine e del proprio stile, e su come mantenerli costanti nel tempo pur senza rinunciare ai necessari aggiornamenti. Parte di questo compito è affidato al packaging, che deve essere riesaminato periodicamente per essere certi che resti in sintonia col mercato. Le modifiche nel design possono sembrare minime e ciò nonostante sono essenziali se si vuole che la marca mantenga la sua forza senza invecchiare. Per esempio, il nuovo logo Michelin evidenzia un'immagine più dinamica (meno bonaria della precedente) e sottolinea l'innovazione nella ricerca.
Dunque il packaging, da semplice supporto fisico del prodotto, ha assunto via via una propria funzione informativa ottenuta dalla combinazione di indubbi elementi orientati alla persuasione:
In effetti, dal punto di vista della comunicazione grafica impostata dal designer, esistono almeno due grandi aree di intervento: una fa parte dell'industrial design, che coinvolge il contenitore, sia che si tratti di un sacchetto in carta o di una scatola fustellata in cartone, sia che coinvolga processi di fabbricazione più complessi, come contenitori in plastica, in metallo o altri materiali. L'altra area riguarda l'immagine, che va dalla più semplice etichetta fino a tutti i possibili elementi destinati ad arricchire l'involucro o gli elementi illustrativi che ne comunicano il contenuto.
Quindi, indipendentemente dai settori merceologici a cui è destinato il prodotto (di largo consumo, d'uso personale o beni durevoli), occorre considerare due approcci al problema del packaging: uno di elaborazione della forma, nel rispetto delle scelte produttive, delle economie di scala, delle attese e delle esigenze del consumatore; l'altro puramente grafico e informativo.
In passato tutto si muoveva in una dimensione artigianale e secondo una logica funzionale in cui l'unico surplus era costituito unicamente dalla vena artistica di chi aveva creato la confezione. Per esempio, le etichette di fino ottocento e inizio novecento erano tutte rispettose di una cultura calligrafica poco alla volta scomparsa. Nel suo aspetto funzionale l'etichetta aveva unicamente il compito di dichiarare il contenuto, dalla denominazione del prodotto ai componenti. Queste caratteristiche richiedevano soluzioni grafiche atte a porre in risalto le qualità di quel determinato prodotto. Oggi è indispensabile affrontare e rispondere a richieste articolate e complesse, legate anche alla natura di un mercato denso di proposte e alla ricerca continua di propri spazi e di nuovi sbocchi. Così, è imperativo evitare il cosiddetto "effetto marmellata": una situazione in cui i prodotti si confondono l'uno con l'altro.
Form follow function (La forma segue la funzione, o che è lo stesso: la funzione determina la forma) in campo architettonico è il principio di fondamento del movimento razionalista europeo (funzionalismo) che a partire dal '900 ha ispirato le correnti di pensiero e tendenze nel dibattito architettonico internazionale fino all'epoca contemporanea.
Per esempio, l'architettura micenea, definita Megalitica - cioè realizzata con colossali massi di pietra - metteva in risalto il suo carattere guerriero: la necessità difensiva determinava la forma del palazzo, chiuso, protetto, impenetrabile... in questo caso, la funzione determinava la forma, almeno nei suoi caratteri essenziali.
In fin dei conti, l'edificio è una macchina per abitare, e la sua funzione deve necessariamente determinarne la forma. Certo, la si può arricchire con vari elementi architettonici, ma la forma deve essere dettata dalla funzione di contenitore. Qualcuno, però, non era d'accordo: l'architetto Le Courbusier non ha ribaltato il concetto, ha solo respinto l'idea che la macchina per abitare dovesse avere la forma di un cubo o di un parallelepipedo. La funzione non solo estetica, ma anche di armonia con l'ambiente, può determinare una forma abbastanza differente da quella più ovvia. Del resto, una forchetta può funzionare bene anche con 2 rebbi invece dei 3 tradizionali.
Le caratteristiche che hanno reso il divano - progettato da Le Coubusier nel 1927 - così differente dagli altri mobili è la struttura esterna. Nei mobili allora tradizionali, la struttura era nascosta all'interno mentre per il divano LC2 la struttura è esterna e delimita la forma stessa del divano: la forma costringe il disegno della macchina per sedere... ma è pur sempre una macchina per sedere.
curiosità: le proposte di mobili Bauhaus oltre ad essere realizzate dai produttori originali, già detentori di brevetti esclusivi (Cassina Spa, Knoll inc, Herman Miller inc, Thonet ag. ed altri), sono anche commercializzate come repliche da terzi. Questo è possibile in quanto i diritti di esclusiva sui disegni dei Maestri Bauhaus non sono attivi in Italia; tuttavia, non potranno essere esportate nei Paesi ove i disegni risultino ancora protetti.
I voluminosi setti in muratura che penetravano fin dentro il terreno, secondo Le Courbusier potevano essere sostituiti dai Pilotis (piloni), creando degli esili sostegni poggiati su dei plinti, su cui appoggiare poi i solai in calcestruzzo armato. In questo modo, l'edificio è sorretto da alti piloni, di cemento armato anch'essi, che elevano la costruzione separandola dal terreno e dall'umidità. L'area resa disponibile può essere utilizzata come giardino, garage o per farvi passare strade.
La Citroen 2 CV è una vettura il cui principale vincolo di progettazione era costituito dalla praticità. Nel 1935 era amministratore capo della fabbrica francese Pierre Jules Boulanger il quale diede precise istruzioni per la progettazione di una nuova vettura. Grossomodo si potevano riassumere così: "Voglio una vettura che possa trasportare due persone e 50 kg di patate. Deve viaggiare a 60 km/h e non deve consumare più di 3 litri per 100 km, deve avere quattro ruote e un ombrello e deve poter essere guidata sulle strade più anguste di campagna ed anche dalle signore che non hanno mai messo le mani su un volante. L'aspetto estetico non ha alcuna importanza."
Se l'aspetto non ha alcuna importanza, la forma non è più unicamente determinata dalla funzione bensì dai vincoli di progettazione. Dopo l'insuccesso del primo prototipo (legato alla funzione: scatola con tetto montata su ruote), il secondo era più originale e funzionale, e la forma si modificava per assecondare i vincoli imposti alla funzione: la praticità e l'economicità. Così, il contenimento del peso, era ottenuto eliminando quanto possibile: il motorino di avviamento era sostituito dalla manovella per la messa in moto, i fari si erano ridotti ad uno, i sedili erano in tela ancorata da una struttura tubolare, la copertura del baule ed il tetto (l'ombrello!) erano anch'essi in tela. Questo prototipo - ispirato da uno studio di Le Courbisier - pesava circa 400 kg, poteva viaggiare a 50 km/h con un motore bicilindrico di 375 cc raffreddato ad acqua, i freni a tamburo posteriori erano azionati con un comando meccanico a mano. Fu presentata al Salone di Parigi nel 1939.
Fin qui, la questione dell'uovo e della gallina sembra di "lana caprina", in quanto non abbiamo ancóra individuato una guida sicura nel decidere se procedere partendo dalla funzione oppure dalla forma. Quindi cercheremo un'indicazione dalla natura.
proteine: la forma determina la funzione
In base alla sequenza con cui vengono combinati gli aminoacidi viene formata una proteina che svolge specifiche funzioni nell'organismo. La forma della molecola è importante poiché spesso determina la funzione della proteina. Ciascuna specie, compreso l'uomo, ha delle proteine specifiche – le proteine dei muscoli dell'uomo sono diverse, ad esempio, da quelle dei muscoli di bovino
evoluzione: la funzione determina la forma
Scartato il lamarckismo (la presunta ereditarietà dei caratteri acquisiti) la teoria dell'evoluzione ipotizza che la funzione determina la forma: la selezione naturale premia le forme più adatte a svolgere la funzione di sopravvivenza ("sopravvivenza del più adatto") in ogni ambiente .
Anche questa non è una guida sicura. Infatti, la grande questione oggetto di dibattito tra i biologi, prima e dopo Darwin, è se l'origine dell'ordine sia da cercarsi nell'adattamento dell'organismo all'ambiente (la funzione determina la forma) o nei vincoli interni (la forma condiziona la funzione). Tra i "funzionalisti" che attribuiscono l'ordine essenzialmente all'adattamento, troviamo tanto Darwin quanto il capofila dei suoi avversari "creazionisti", William Paley (per il quale l'adattamento era la migliore testimonianza della sapienza del Creatore). Quanto ai vincoli interni, la questione è controversa: la "natura", a parte le costrizioni chimico-fisiche che sono comunque necessarie, non progetta... sperimenta.
Tetra Pak è il principale fornitore mondiale di imballaggi per alimenti come per latte, zuppe, succhi di frutta ed altri prodotti liquidi, e produce anche macchinari per il trattamento ed il confezionamento degli alimenti. Oltre a proporre un'ampia gamma di sistemi di imballaggio, progetta e produce macchinari come omogeneizzatori, miscelatori e standardizzatori, scambiatori di calore, componenti di sistemi e di impianti. Si focalizza su cinque categorie di alimenti: caseari liquidi, formaggi, bevande, alimenti pronti e gelati.
Il primo prodotto di Tetra Pak è stato un contenitore di cartoncino usato per conservare e trasportare il latte. Fu chiamato Tetra Classic. Ruben Rausing aveva lavorato sul progetto fin dal 1943 e nel 1950 aveva perfezionato la tecnica per rendere questo tipo di contenitore assolutamente impenetrabile all'aria, utilizzando un sistema di rivestimento plastico della carta. Questi primi contenitori avevano la forma di tetraedri (solidi a quattro facce) e da essi è nato il nome dell'azienda. Nel 1952 fu lanciato il primo contenitore Tetra Classic e, più tardi, nel 1963 l'azienda introdusse il Tetra Brik, un contenitore di forma rettangolare rivestito al suo interno con un materiale impermeabile ai liquidi.
Fra tutti i solidi geometrici, la sfera è quella che a parità di volume ha la superficie minore. Però, a parte i giocattoli e le palle da tennis, le bocce, ecc., non è molto adatta per confezionare prodotti. Proviamo con altri solidi geometrici: a parità di volume, il cubo è il parallelepipedo con la minor superficie; a parità di volume un cilindro di altezza uguale al suo diametro ha la minor superficie... avete visto confezioni con queste dimensioni? Sono certamente poco diffuse.
Quanto al tetrapak, un semplice calcolo mostra che una superficie di 100 cm2 fornisce un volume di 52 cm3 ca, però con la stessa superficie un contenitore cubico ne racchiude 68 cm3! Così, in questo caso, la funzione (di contenitore efficace) non determina la forma... la forma è determinata dalla ricerca della novità: il design originale, forse, compensa i maggiori costi produttivi e di immagazzinamento. Il fatto è che si vende il design, una nuova merce di cui l'oggetto costituisce solo il supporto fisico.
Per concludere, occorre sottolineare che anche il risparmio energetico non è una guida sicura: se decidessimo di realizzare un bicchiere cilindrico con altezza pari al suo diametro, ci accorgeremmo che è scomodo in quanto l'apertura è tale che l'acqua ci "inonderebbe" la faccia! Così, la funzione costringe la forma. Però se la funzione costringe la forma, ciò non ne impedisce una funzione imprevista: una tenaglia, all'occorrenza, può servire par battere un chiodo; un semaforo, può anche fornire una piccola pertica. E si potrebbe continuare.
Così, anche per distinguere necessariamente prodotti facilmente confondibili, si sono ampliate le informazioni, e per combattere la concorrenza, sono aumentati gli interventi decorativi, finalizzati anche a consolidare l'identità del prodotto, di marca o dell'azienda. Con l'avvento delle tecniche che hanno permesso una produzione altamente industriale, sia del prodotto sia dell'analoga confezione, il packaging è diventato sempre più sofisticato, ponendosi al servizio delle teorie di marketing.
Il vetro, per le sue proprietà caratteristiche (indeformabilità, impermeabilità, l'essere inerte e inodore, recupero nel riciclo), risulta uno dei materiali più graditi nelle confezioni, soprattutto per i prodotti liquidi connessi con l'alimentazione. Il vetro costituisce indubbiamente un motivo di gradimento da parte del consumatore, grazie ai suoi vantaggi igienico-funzionali: facilità di lavaggio, sterilizzabilità, conservazione del contenuto, trasparenza (quando non è necessario utilizzare vetro scuro per evitare fenomeni di degradazione indotti dalla luce), che permette la diretta visibilità del contenuto.
Spesso la bottiglia o il vasetto si presentano in una forma-tipo che risulta valida per molti prodotti concorrenti tra loro, così che la confezione si distingue solo per l'intervento grafico che caratterizza l'etichetta e la sua funzione comunicativa. Al contrario, il valore aggiunto dato dal particolare design del contenitore trasparente, è tipicamente legato a marche di profumi e cosmetici, dove si è maggiormente sensibili a un accorto uso del packaging. Così, spesso si conferiscono al vetro o al contenitore del prodotto forme artistiche velleitarie, quasi sempre consolidate da una griffe importante, di uno stilista dell'alta moda nell'intento di sottolineare il valore del prodotto, fino a farne uno status-symbol.
Vi sono poi casi in cui è necessario affidare al packaging il consolidamento del background di un certo prodotto; ad esempio, nel caso di un'azienda che ha alle spalle una lunga tradizione, è importante dare risalto al marchio, senza stravolgerlo, in modo da conferire al prodotto il "valore aggiunto" acquisito nel tempo (ad es. la citata evoluzione dell'omino Michelin)
Comunque, a conclusione di questa discussione sulla forma e la funzione, si può far riferimento all'evoluzione della bottiglia di Coca-Cola, parzialmente riassunta nella foto a destra. Come si vede, la scelta di quale sia la forma migliore è piuttosto soggettiva. Però, la bottiglia della Coca-Cola, particolarmente quella in vetro, è probabilmente fra i contenitori più facilmente riconosciuti e riconoscibili in tutto il mondo. Anche al buio, con il semplice uso del tatto. La bottiglia è stata descritta da Andy Warhol (il "padre" della pop-art), come l'icona del design del decennio.
A prima vista, in genere, si riesce (o si crede di riuscire) a capire cosa contiene una determinata confezione perché ci affidiamo all'esperienza. Tuttavia questo processo disinvolto può essere molto pericoloso: le etichette sono una tra le più importanti cause di errori; esistono addirittura casi in cui sono pressoché identiche in farmaci con caratteristiche molto diverse. Così l'errore può essere evitato solo dall'ultimo elemento d'interazione tra l'utente e la confezione del farmaco: il tappo o il blister. Lavorare sulla loro forma può fornire un valido elemento di riconoscibilità delle sostanze.
La progettazione grafica di confezioni, etichette e foglietti illustrativi, si rende perciò indispensabile. I caratteri tipografici si differenziano per tipo e dimensioni. La scelta di un font piuttosto che un altro, della sua dimensione, della spaziatura tra le lettere e tra le righe è di fondamentale importanza nel determinarne la leggibilità. Spesso gli utilizzatori sono anziani con capacità visive ridotte, ma anche persone che possono avere problemi di affaticamento che riducono l'attenzione.
Le informazioni importanti vanno evidenziate in modo chiaro mediante l'uso della grafica. Le informazioni che dovrebbero essere poste in primo piano, in modo da essere immediatamente visibili, sono: il nome del prodotto, il principio attivo, il dosaggio e la forma farmaceutica. Sarebbe buona norma indicarle su tutte e sei le facce della confezione esterna (packaging secondario) per renderle facilmente riconoscibili una volta che il farmaco viene immagazzinato.
Il colore gioca un ruolo fondamentale nella vita dell'uomo, ma nel contempo il suo abuso può generare una visione distorta del prodotto. Contesti diversi da quello di riferimento forniscono spunti interessanti: nel campo della sicurezza stradale si fa uso di colori fluorescenti per mettere in allerta gli autisti distratti, mentre colori accesi quali il rosso vengono usati dai fast-food per attirare i clienti.
Si potrebbe ipotizzare un utilizzo sistematico dei colori in modo da creare un codice internazionale di classificazione delle diverse tipologie di farmaci. In alcuni ospedali, nelle sale operatorie viene già usato un codice colore per distinguere i farmaci. Un altro aspetto non secondario del cromatismo riguarda il contrasto testo-sfondo che non deve pregiudicare la leggibilità (p. es. caratteri di colore giallo su fondo bianco).
Per quanto riguarda i nomi dei medicinali, la letteratura riporta numerosi esempi di errori terapeutici dovuti a nomi simili. Purtroppo, questo problema sembra irrisolvibile, dal momento che spesso le new entry cercano di appoggiarsi al successo del prodotto leader richiamandone il nome.
L'indicazione della data di scadenza costituisce infine un altro elemento critico. Per ovvi motivi economici questo dato viene stampigliato in un secondo tempo sulla confezione ad inchiostro in bassorilievo. Questa consuetudine crea difficoltà di lettura di un'informazione che è di fondamentale importanza a causa della scarsa qualità di stampa.
Le aziende farmaceutiche affidano alle agenzie di comunicazione la progettazione del packaging dei medicinali. Nella maggior parte dei casi il principio dello User Centered Design, che pone l'utente (medici, infermieri, pazienti) al centro del processo di progettazione, viene disatteso. La quantità e la qualità di informazioni riportate sull'etichetta e sulle confezioni devono rispondere alle esigenze del fruitore piuttosto che della casa farmaceutica o di normative che non tengono conto di queste problematiche.
Infine un capitolo a parte riguarda gli ospedali, dove il magazzinaggio dei medicinali gioca un ruolo chiave negli errori terapeutici. Due farmaci che potrebbero essere scambiati tra di loro non dovrebbero essere mai conservati vicini. Da ciò deve derivare un'attenta organizzazione degli spazi, per esempio mediante l'impiego di dispositivi di separazione
che non permettano la commistione accidentale tra le confezioni.
Un altro problema lamentato dai farmacisti ospedalieri è quello derivante, al momento della preparazione dei medicinali per la somministrazione, dal fatto che via via che i blister vengono lacerati perdono le informazioni fondamentali quali il nome del farmaco e la data di scadenza.
Una parte rilevante delle segnalazioni che arrivano nei centri antiveleni riguarda incidenti dovuti all'uso sbagliato di farmaci. Può trattarsi di reazioni avverse, determinate da risposte ad un farmaco utilizzato in modo appropriato, oppure di eventi avversi legati all'errore nell'utilizzo del farmaco e, pertanto, evitabili.
Infatti, l'evento avverso può derivare da un errore di prescrizione, di dispensazione o una svista del fruitore che, a casa, confonde un medicinale con un altro. La sempre maggior diffusione dei medicinali equivalenti richiede una particolare attenzione in quanto la possibilità di errore nella dispensazione o nell'utilizzo aumentano, a causa di nomi non conosciuti dall'utente (DCI del principio attivo), e per l'interscambiabilità delle confezioni. Inoltre, la lettura del dosaggio può talvolta risultare difficoltosa e lo scambio tra scatole simili nella grafica rappresenta un elemento aggiuntivo di preoccupazione. Il problema è noto da tempo e non riguarda solo i farmaci generici e può verificarsi anche tra prodotti originatori differenti, ma simili nella confezione.
La legislazione europea ha già da tempo identificato una serie di misure. In particolare, prima dell'immissione in commercio, le aziende devono valutare tutte le potenziali fonti di errore: nome del prodotto che non deve essere confuso con altri in commercio, differenziazioni delle confezioni, ecc. Ma quello che oggi stanno portando avanti diverse aziende del generico è un passo in più nella direzione della chiarezza delle confezioni. In quest'ultimo periodo, infatti, in molti hanno provveduto alla revisione del packaging dei prodotti.
*ripreso e modificato da un articolo di Francesco Ranzani e Sara Albolino -Il packaging dei medicinali: il ruolo del design nella sicurezza del paziente - Centro Gestione Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente – Regione Toscana
I farmacisti e gli utilizzatori, spesso hanno lamentato che le confezioni dei medicinali sono molto simili tra loro per i differenti prodotti e si trova difficoltà a individuare le informazioni fondamentali come il nome e il dosaggio. Come conseguenza, molti farmaci possono essere confusi tra loro. In questo senso è efficace la definizione inglese "sound like, look like" (suona simile e sembra simile). L'esigenza primaria del packaging è indirizzata a minimizzare le possibilità di errore.
"il packaging per noi è un progetto strategico: attualmente, è il progetto più importante su cui Teva Italia ha deciso di investire. L'importanza deriva dal fatto che il packaging non rappresenta esclusivamente un aspetto grafico, bensì un aspetto sostanziale di comunicazione con il paziente e di maggiore adesione alla terapia o, se preferite, di un uso più sicuro e più responsabile del farmaco".
"Se noi vogliamo essere recepiti come una tra le principali aziende farmaceutiche Farmaci generici Walter Medda - dobbiamo parlare con gli operatori anche attraverso il packaging, che rappresenta il nostro modo di venire incontro al paziente, essendo strumento di adesione e di comunicazione terapeutica: consente di evitare confusione, aiutando il paziente, che è proprio l’esigenza dell’operatore sanitario. Nei prossimi mesi, Teva dirà ai farmacisti: noi non andiamo in Tv con campagne promozionali, ma investiamo sull’informazione che il farmacista trasferisce al paziente".
I prodotti Teva si differenziano tra loro per gamma cromatica. "Se due prodotti sono vicini in ordine alfabetico, visto che il farmacista li metterà vicino nel cassetto o sullo scaffale, questi due prodotti avranno gamme cromatiche completamente differenti, in modo che non vi possa essere errore nella dispensazione".
La Teva, azienda impegnata nella ricerca innovativa e nella commercializzazione di medicinali equivalenti, ha adottato un packaging uniforme per tutti i suoi farmaci. Lo scopo principale è aumentare al massimo la sicurezza nell'uso dei prodotti.
Il nuovo design delle confezioni, infatti, ora consente a tutti i professionisti della salute di poter evitare errori di dispensazione, aumentando di conseguenza la sicurezza per i pazienti.
L'innovativa grafica è fondata su poche e semplici regole:
Non esiste un criterio certo perché un medicinale abbia un packaging sicuro. Nel progettare una buona confezione è importante tener presente le esigenze di tutti e del singolo utilizzatore. Un packaging adatto alle persone anziane, per esempio, è adeguato a soddisfare anche le esigenze di sicurezza di medici e infermieri. Le Aziende farmaceutiche che sapranno distinguersi nella ricerca di soluzioni finalizzate alla riduzione degli errori imputabili alla grafica e al design delle confezioni, raggiungeranno l'obiettivo più importante (eticamente), quello di garantire maggior sicurezza ai pazienti.
La presente direttiva prevede l'introduzione di diverse misure per la sicurezza delle catene di approvvigionamento farmaceutico in Europa, dal produttore originale alla farmacia di erogazione. Il voto del Parlamento europeo è un passo importante nel raggiungimento di una maggiore protezione per i pazienti dall'uso di medicinali contraffatti.
L'attuazione della direttiva richiederà il coinvolgimento di tutti gli attori principali - i produttori, i farmacisti e grossisti, ma anche pazienti - perché ne sia garantito il successo. Con il loro coinvolgimento nella progettazione, realizzazione e gestione di sistemi, si fornirà ai pazienti il più alto livello possibile di sicurezza .
Un elemento chiave della direttiva è l'introduzione di un sistema pan-europeo per fornire numeri di serie univoci (ad esempio un codice a barre) su ogni confezione del medicinale vero e proprio. Questo permetterà ai farmacisti di verificare se una confezione con quel numero di serie è già stata erogata, avvertendoli di qualsiasi rischio di contraffazione. Tuttavia, per garantire la massima efficacia è essenziale che tutti i medicinali siano verificati sistematicamente a livello di farmacia.
La direttiva prevede anche disposizioni riguardanti le vendite su Internet. Le misure previste sono volte a proteggere i pazienti che acquistano on-line - in quei Paesi dove questa vendita è legale - informandoli sui pericoli di acquisto da fonti illegali.
Tuttavia, l'EFPIA rimane convinto che è necessario un approccio più globale per contrastare le vendite illegali on-line di medicinali e si attende un ulteriore lavoro in questo settore dalla Commissione europea. Il rischio di medicinali contraffatti in Europa è consistente ed in aumento. Nel 2009, oltre 11 milioni di farmaci contraffatti o illegali sono stati fermati alle frontiere dell'UE.
www.efpia.eu EFPIA (Bruxelles) rappresenta l'esercizio dell'industria farmaceutica in Europa. Attraverso la sua partecipazione diretta di 31 associazioni nazionali e 40 aziende farmaceutiche, EFPIA fornisce la voce di 2.200 aziende impegnate nella ricerca, sviluppo e portando nuovi farmaci per migliorare la salute e la qualità della vita in tutto il mondo. I membri EFPIA sono impegnati a fornire medicinali innovativi per rispondere ai bisogni insoddisfatti dei pazienti e riducendo il peso delle malattie croniche per l'invecchiamento della popolazione europea. EFPIA crede nella stretta collaborazione con i propri stakeholders per contribuire a creare sistemi sanitari sostenibili ed a sviluppare risposte tempestive alle minacce per la salute in Europa. |
Uno studio pubblicato nel giugno 2011 sulla rivista scientifica Clinical Therapeutics ritiene che il modo in cui viene confezionato un farmaco può avere un impatto significativo sul fatto che i pazienti lo assumano come prescritto. Il progetto di ricerca commissionato dallla divisione MeadWestvaco di MWV Healthcare ha mostrato che l'uso di confezioni con blister-calendarizzato ha avuto una notevole influenza positiva sul comportamento del paziente, aumentando la probabilità che i pazienti rispettino la prescrizione.
La confezione al centro dello studio, intitolato A Pharmacoepidemiologic Analysis of the Impact of Calendar Packaging on Adherence to Self-administered Medications for Long-term Use, è MWV Healthcare Shellpak. Originariamente lanciata nel 2006, la confezione è costituita da un sottile guscio in polistirene antiurto, stampato ad iniezione, che protegge un blister-calendarizzato di pillole. Un pulsante da premere mantiene la confezione a prova di bambino, consentendo nel contempo agli anziani ed altri pazienti con destrezza compromessa di accedere facilmente all'interno del blister. I produttori farmaceutici possono personalizzare il pacchetto con grafica e testo, in base alle loro esigenze di marketing e di branding.
sistema Burgopak | Help Remedies | Glowcap |
http://burgopakhealthcare.com/products/blister-range/ The award-winning, patented pharmaceutical packaging design has a number of advantages including:
"Help: I have allergies." La Help Remedies è una casa farmaceutica che ha scelto di investire in una comunicazione innovativa per una nuova linea di farmaci da banco. Le pillole sono raccolte in piccoli blister quadrati differenziati per colore, ognuno associato ad una specifica sostanza farmacologica e al relativo malessere.
A dispetto della privacy, è divertente l'idea dell'autodiagnosi spontanea con la quale si dichiara la propria necessità di cure.
Nessuno può garantire una vita senza malattie. I medicinali, uno dei modi più importanti per trattare le malattie, costituiscono una sorta di routine per alcune persone che devono assumere il farmaco ogni tot ore o giorni. Per ricordare a queste persone l'ora della medicina, il GlowCap può essere di aiuto. Il dispositivo viene fornito con un timer incorporato ed i fruitori possono facilmente impostare gli intervalli. Il cappuccio si illumina nel momento in cui si dovrebbe assumere la medicina e se non si reagisce alla luce per un'ora, scatterà un allarme acustico.
Blood: sebbene ricordi un qualcosa di ospedaliero, questa bevanda non ha nulla a che fare con il sangue. Grazie al suo aspetto particolare, la bevanda, sebbene ricca di proteine ed altri nutrienti, sembra adatta per feste simil-Halloween piuttosto che come integratore.
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Marcello Guidotti, copyright 2012
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