Il mercato (in senso ampio) è il luogo, non necessariamente fisico (anche i terminali dei computer possono formare un mercato) in cui acquirenti e venditori di un dato bene accordano le rispettive esigenze per stabilire un prezzo di equilibrio da utilizzare per lo scambio bene-denaro. Questo equilibrio è suscettibile di una rappresentazione grafica in cui sono presenti due curve (per semplicità due rette) che rappresentano la domanda e l'offerta della merce. L'offerta individuale di un bene è la quantita di quel bene che i venditori sono disposti a offrire sul mercato in un determinato momento e a un certo prezzo. L'offerta collettiva è l'insieme delle offerte individuali.
Nella figura sopra, in ordinata sono riportati gli andamenti dei prezzi della domanda e dell'offerta rispetto alle quantità riportate in ascissa. Supposto che gli andamenti di domanda e offerta siano lineari, si vede dalle due tabelle che la domanda del bene ad un prezzo basso (P = 5) è molto elevata (Q = 780), però la quantità che il venditore è disposto a cedere a quel prezzo (Q = 200) non è in grado di soddisfare la domanda e forse il venditore non è disposto alla vendita, questo perché ovviamente cerca di vendere i suoi prodotti al prezzo più alto possibile; però questo può comportare un notevole invenduto (con conseguente perdita) in quanto la domanda - visti gli alti costi del bene - sarebbe inferiore all'offerta. In conclusione, il prezzo sarà costituito dal punto in cui la domanda e l'offerta si incontrano.
Si faccia attenzione alla differenza fra valore e prezzo. Il valore attribuito ad un certo bene è il risultato di una stima che, fondata su impressioni (soggettive) o su criteri razionali (confronto con precedenti transazioni di beni uguali o simili), cerca di prevedere il prezzo al quale verrà scambiato quel bene. Il prezzo è la somma effettivamente pagata in base alla legge della domanda ed all'offerta per un certo bene.
L'elasticità della domanda rispetto al prezzo, misura la reattività della quantità domandata (richiesta di un bene o servizio) conseguente ad una variazione percentuale del prezzo. Praticamente indica di quanto varia la quantità domandata di un bene se il suo prezzo aumenta o diminuisce di una certa percentuale.
Nel grafico a sinistra, sono riportate due curve di domande con due pendenze diverse (e quindi due diverse elasticità), che presentano un diverso comportamento per quanto riguarda la diminuzione della quantità richiesta, Q, conseguente alla stessa variazione (aumento) di prezzo, P. Così, dal grafico, si vede che se nella curva di domanda D1 il prezzo aumenta da P1 a P2, la quantità richiesta si riduce da Q0 a Q1 ; mentre nella curva di domanda D2, si riduce maggiormente da Q0 a Q2 . Pertanto, diremo che la domanda D2 è più elastica di D1.
In formule, si ha:
elasticità della domanda = (Δ Q/Q0) · 100/(Δ P/P0) · 100 = (Δ Q/Q0)/(Δ P/P0)
dove:
(Δ Q/Q0) x 100 = variaz. % della Q domandata rispetto alla quantità iniziale, Q0
(Δ P/P0) x 100 = variaz. % del P richiesto rispetto al prezzo iniziale, P0
esempio: per un certo prodotto, si è avuto un aumento di prezzo da 95 a 110 euro ed in corrispondenza all'aumento, la domanda è passata da 80 a 70 pezzi. L'elasticità della domanda è:
Δ Q/Q0 = (80 - 70)/80 l'elasticità = ε = (Δ Q/Q0)/ (Δ P/P0) = 0,125/0,158 = 0,79 |
L'elasticità della domanda rispetto al prezzo può assumere un grandissimo numero di valori, con corrispondenti curve di domanda di differente pendenza. Di seguito è riportata una classificazione sintetica dei diversi valori di elasticità:
Può sembrare strano, ma l'elasticità della domanda non è un dato costante lungo tutta la curva che la esprime. Infatti, si consideri il diagramma seguente:
la curva della domanda ha una elasticità = 1, ma questo non è un valore costante. Prima di spiegarne la ragione, verifichiamo questa premessa. Nel diagramma a sinistra, ad un aumento del prezzo, Δ P, corrisponde una pari diminuzione della domanda, Δ Q. A séguito dell'aumento del prezzo, i ricavi del venditore aumentano in misura pari all'area colorata in arancio; contemporanemante, i ricavi dovuti alla riduzione delle vendite diminuiscono in misura pari all'area colorata in celeste. Come si può vedere, le aree sono pressocché uguali e quindi sembrerebbe che il venditore possa avere un modesto interesse ad aumentare il prezzo. Però, osservando il diagramma a destra, dove il prezzo di partenza del biglietto è minore, appare evidente che i ricavi corrispondenti all'aumento dei prezzi sono maggiori delle perdite derivanti dalla riduzione delle vendite...
La ragione di questo curioso risultato è fecilmente spiegabile. Si consideri la definizione di elasticità:
Dunque, i diagrammi visti precedentemente avevano solo un valore didattico. Infatti, a parte i due casi estremi (elasticità nulla o infinita), qualsiasi curva (anche retta) ha una parte in cui l'elasticità è unitaria (P = Q), una parte con elasticità positiva (P > Q) ed una con elasticità negativa (P < Q)
La domanda di mercato è influenzata da vari fattori, per esempio:
L'offerta, a sua volta, è influenzata da diversi fattori, per esempio:
Nel descrivere i mutamenti che avvengono nel mercato, occorre tenere a mente la distinzione tra:
La figura sopra mostra cosa accade se l'offerta di beni rimane invariata ma cambia la richiesta per effetto di una delle cause riassunte in precedenza. Se per esempio a séguito di una efficace campagna pubblicitaria la nuova domanda è maggiore della precedente, il punto d'incontro con l'offerta sarà determinato da un prezzo maggiore del precedente.
Occorre tenere a mente che il prezzo e la quantità domandata si muovono lungo la curva di domanda solo se tutte le altre variabili produttive rimangono costanti; diversamente la curva di offerta si sposta verso sinistra o verso destra a seconda dei fattori che influenzano la domanda e l'offerta, i quali determineranno una nuova curva di domanda, di offerta, o entrambe (lungo queste si muoveranno, a parità di altri fattori, P e Q).
Gli esempi che seguono, permettono di approfondire le dinamiche legate alle variazioni di domanda e di offerta.
esempio 1 (fig. a sx): nel mercato automobilistico, la riduzione del costo dell'acciaio, comportando un minor costo per i produttori, sposta la curva dell'offerta verso destra, portando - a prezzo invariato (P1) - ad un'offerta più alta della precedente (da Q1 a Q2); questo, comporta un aumento dei ricavi. Tuttavia, se la domanda è invariata, ovverosia il mercato non è in grado di assorbire la maggiore offerta, il prezzo diminuisce (da P1 a P2), con una quantità assorbita inferiore a Q2.
esempio 2 (fig. a dx): mezz'ora prima della chiusura del mercato ortofrutticolo, alcuni venditori, pur di non rimanere con dell'invenduto, decidono di abbassare il prezzo della frutta. In questo caso le curve di domanda e di offerta rimangono invariate: il minor prezzo induce acquirenti precedentemente non interessati ad acquistare, nella migliore delle ipotesi, proprio la quantità rimasta invenduta così da trovarsi nel punto di equilibrio.
esempio 3: in conseguenza della guerra del golfo contro l'IRAQ, si produsse l'embargo nel commercio con detto Paese e per diretta conseguenza si ebbe una riduzione dell'offerta di petrolio con conseguente aumento dei prezzi (spostamento della curva verso sinistra) ; contemporaneamente si produsse un aumento della domanda di gas naturale (spostamento verso destra) in quanto bene sostituto del petrolio.
esempio 4: i diagrammi seguenti visualizzano il risultato di due scelte messe in atto per contrastare la diffusione di stupefacenti: una scelta proibizionistica e una scelta di prevenzione basata sull'educazione. Prima di esaminare gli andamenti di mercato, definiamo il ricavo totale, Rt, come somma pagata dai compratori e quindi incassata dai venditori: Rt = P ·Q
scelta educativa preventiva: la riduzione della domanda (retta di colore celeste) su base volontaria, induce una riduzione del prezzo e il ricavo totale dei trafficanti diminuisce con una reale utilità sociale.
Ovviamente l'affermazione che nessun venditore è in grado di determinare con successo il prezzo, sembra scontrarsi con la realtà di tutti i giorni. Però, occorre distinguere fra successo occasionale derivante da vendite a prezzo molto superiore alla media, e successo stabile ottenuto guadagnando una clientela consolidata che permette ulteriori investimenti. Quindi, è necessario capire come si arriva al concetto di "concorrenza perfetta".
L'impresa acquista i fattori della produzione ad un certo prezzo, li combina e cerca di venderne i prodotti derivati ad un prezzo superiore. In questo modo, l'impresa persegue il proprio interesse ma anche quello generale. Infatti, ammesso che la concorrenza sia abbastanza attiva, la sua tendenza ad ottimizzare i costi produttivi si risolve nell'offrire i propri prodotti ad un prezzo tale per cui gli acquirenti soffrono la minor rinuncia possibile ad acquistare altri prodotti differenti.
I fattori produttivi, come tutti i beni, sono a prezzo accessibile e conveniente quando nessuno ne ha molto bisogno. Questo è ovvio, ed è altrettanto ovvio che l'impresa riuscirà ad aumentare con maggior facilità il proprio profitto se ciò che produce è molto richiesto e costoso e i fattori produttivi sono relativamente economici (questo è quanto accade con i prodotti di lusso). Tuttavia, l'impresa non può decidere quanto far pagare i suoi prodotti se questi sono considerati dai compratori potenziali come qualcosa che sia facilmente ottenibile da altri fornitori concorrenti. Se questa condizione si verifica, ovverosia se c'è "concorrenza perfetta" il prezzo unitario (per kg, per ton, per litro, ecc.) del prodotto di ogni impresa non può essere maggiore (né occorre sia minore perché lo farebbero anche i concorrenti) di quello praticato da tutte le altre. Infatti, nessun acquirente sarà disposto a pagare un prezzo maggiore di quello che sa che viene praticato altrove per un bene che considera identico. Tutte le imprese dovranno così praticare un prezzo praticamente uniforme e per ciascuna di esse tale prezzo sarà un dato, un fatto imposto dalle circostanze alle quali non è possibile sottrarsi.
A questo punto ci si potrebbe domandare se una maggior efficienza produttiva permetta di avvantaggiarsi sulla concorrenza. In realtà, si suppone che le aziende operino tutte in condizioni ottimali, pena l'uscita dal mercato.
I prezzi dei fattori della produzione (addetti, macchine, locali, energia, ecc.) possono variare in relazione alla quantità di prodotto richiesta. Così, per risolvere il problema di quanto produrre, l'impresa dovrebbe conoscere il prezzo di ogni fattore in relazione ad ogni livello di richiesta da soddisfare. Per esempio, deve sapere i costi di venti operai, di trenta, di quaranta, ecc. In questo esempio specifico, i costi non variano linearmente (30 costano 3 volte più di 10) ma cambiano con le abilità dei singoli, con i turni, con l'anzianità, ecc.
Proprio come possiamo pensare che, nel vendere i suoi prodotti assieme a molti concorrenti che offrono ciò che, a gudizio dei compratori, è esattamente lo stesso bene, l'impresa non possa influire sul loro prezzo, così possiamo supporre che un possibile aumento, ad esempio delle paghe, dovuto all'aumento del numero di operai che impiega, sarà in carico anche alle altre aziende. Dunque, poiché i fattori della produzione e i prodotti si trovano in concorrenza perfetta, ogni impresa produttrice del bene x dovrà comunque stabilire la propria capacità produttiva.
C'è un limite alla capacità produttiva e lo si può capire con un esempio pratico: definiamo "man power" (forza lavoro) il tempo necessario ad un uomo per svolgere un certo lavoro. Sia per esempio mp = 30 giorni; questo significa che un uomo dotato di normali capacità, eseguirà un dato lavoro in 30 giorni. Ovviamente se mp = 100 anni, l'uomo dovrà essere sostituito, prima o poi; oppure si cercherà di distribuire il suo lavoro fra più persone in modo da completarlo in un tempo minore di 100 anni.
Riprendiamo il caso i cui mp = 30 giorni. Possiamo supporre che lo stesso lavoro possa essere fatto da due persone che lavorano su due parti da combinare successivamente. Allora il lavoro richiederà 15 giorni e se fatto da quattro persone sarà completato in una settimana... se le persone sono 8 occorrerenno 3 gioni e se sono 16... detto e fatto! Eh no, ovviamente non è così: infatti, gli addetti al manufatto dovranno concertare la loro attività in modo da procedere alla stessa velocità per evitare di intralciarsi l'uno con l'altro. Dunque, c'è un limite al numero di persone che possono essere utilizzate per compiere un dato lavoro, questo e altri fattori determinano la capacità produttiva.
Il costo marginale rappresenta l'aumento del costo totale causato dalla produzione di un'unità ulteriore di un qualsiasi prodotto. Finché il costo marginale non uguaglia il prezzo [di vendita], l'impresa ha convenienza ad aumentare la produzione; quando il costo di un'unità addizionale di prodotto supera il prezzo, l'impresa non ha più convenienza a produrre una quantità extra di prodotto ad un costo superiore al prezzo.
La concorrenza perfetta - come abbiamo visto - è la condizione che si verifica quando un gran numero di imprese vende ad un gran numero di compratori un bene le cui singole unità, a giudizio di tutti gli acquirenti, sono identiche sotto ogni aspetto indipendentemente da chi le vende e quando tutti i prezzi, proposti ed accettati, vengono subito a conoscenza di tutti i compratori e di tutti i venditori.
Questa definizione molto articolata permette di capire il modo in cui l'impresa che agisce in concorrenza perfetta può determinare la produzione (legata alla sua capacità produttiva) che rende massimo il suo ricavo netto.
Se c'è concorrenza perfetta, l'impresa è "in equilibrio" quando la sua produzione è tale che il costo marginale uguaglia il prezzo. In questa situazione, l'impresa non può fare nulla per migliorare le proprie condizioni aumentando il ricavo netto, sino a quando le conoscenze tecniche, i prezzi del prodotto e dei fattori non cambino (spostamento della curva di domanda verso destra). L'impresa, non avendo alcun incentivo per fare altrimenti, continuerà a produrre nella stessa misura di prima e quindi si comporterà stabilmente.
Se la richiesta di un certo prodotto aumenta più dell'offerta, il prezzo del prodotto aumenta. Per conseguenza, l'impresa non rimarrà a lungo in equilibrio con la vecchia produzione perché con essa anche il costo marginale rimarrà fermo e quindi al di sotto del nuovo prezzo, che è più alto del precedente. Poiché il nuovo prezzo più alto procura spazio per nuovi prodotti che faranno aumentare il ricavo complessivo più del costo totale, l'impresa ristabilirà l'equilibri aumentando il costo marginale fino a eguagliare il nuovo prezzo.
A questo punto, è necessario approfondire la rilevanza delle spese variabili. Mentre nel costo unitario medio si trovano le due componenti, spese fisse e spese variabili, il costo marginale è costituito dalle sole spese variabili necessarie per produrre l'ultima quantità di bene. Il costo unitario medio tende a diminuire con l'aumento della produzione in quanto le spese fisse (migliore utilizzazione degli impianti, istituzione di turni di lavoro, ecc.) si distribuiscono su un maggior numero di prodotti; analogamente avviene con l'aumento della produzione fino a raggiungere il costo marginale. Tuttavia, tale processo non dura indefinitamente: ad un certo momento, raggiunta la produttività ottimale, questa tenderà a diminuire (e con essa il costo marginale) per diverse cause, quali, ad es., il logorio delle macchine, l'eccessiva durezza del lavoro con conseguente minore produttività, ecc.
Si può perciò affermare che tanto il costo unitario medio quanto il costo marginale si muovono nella stessa direzione: tuttavia, i loro andamenti non coincidono. Infatti, all'inizio della produzione, il costo marginale è necessariamente inferiore al costo unitario medio perché le spese fisse incidono unicamente su di esso; quando inizia la produzione e il costo marginale prende a crescere, il costo unitario medio può ancora diminuire perché, nonostante l'aumento delle spese variabili, quelle fisse, ripartendosi su di una maggiore quantità prodotta, tendono ad abbassare ulteriormente il costo medio.
Vi sarà un solo punto in cui i due costi si eguagliano; tale punto rappresenta il costo medio minimo ed è detto punto di fuga, in quanto rappresenta ovviamente anche il prezzo minimo al quale si può vendere il prodotto. Se il prezzo di mercato dovesse scendere al di sotto di questo punto, l'impresa, non potendo abbassare il costo, dovrebbe fuggire dal mercato; cioè abbandonare la produzione.
Se c'è concorrenza perfetta ogni impresa può modificare secondo le proprie capacità la propria produzione senza influenzare il prezzo del prodotto. Questo però non significa che se tutte le imprese modificassero contemporaneamente la propria produzione, il prezzo rimarrebbe invariato. Un dieci per cento di produzione in più da parte di un'impresa che possiede solo un millesimo della quota di mercato del prodotto, cambierà appena la produzione totale. Però un dieci per cento in più da parte di tutte le imprese aumenterà della stessa misura l'offerta, ma siccome gli acquirenti rifiuteranno l'offerta in eccesso, le imprese dovranno ridurre il prezzo. Questo significa che via via che nuove imprese entrano in attività con la speranza di guadagnare profitti simili a quelli delle vecchie, l'aumento della produzione totale che ne deriva farà diminuire il prezzo del prodotto e quindi il profitto. Così, finché i costi dell'impresa comprendono un compenso sufficiente ad indurre l'imprenditore a rimanere nel settore produttivo, questo continuerà ad espandersi sino a quando il ricavo netto di ogni impresa sia uguale a zero. In tale situazione, ogni impresa al corrente delle migliori conoscenze tecniche, che abbia avuto il tempo di adattare i propri impianti alle necessità produttive, otterrà lo stesso ricavo di tutte le altre. A questo punto, l'intero settore saà in una condizione di equilibrio. Il mercato è maturo (praticamente saturo) e nessun operatore è indotto ad entrare su mercato a meno di subentrare ad un precedente operatore che ha ceduto l'impresa o abbandonato il mercato.
Tutto questo è vero in condizioni di concorrenza perfetta. Però, nella realtà, la concorrenza non è perfetta in quanto alcuni elementi permettono di differenziare artificiosamente un prodotto: marketing e marchi.
esempio riassuntivo: un produttore di integratori alimentari, vuole aumentare i propri ricavi. Per questo ha due scelte: aumentare il prezzo del suo prodotti o diminuirlo. Aumentare o diminuire il prezzo del prodotto dipende dalla domanda dei consumatori. Supponiamo, che la situazione sia di volta in volta una delle tre riassunte dalle curve seguenti.
Dalle equazioni delle curve si ricava il numero di consumatori in funzione del prezzo, riportati nel formato (Prezzo, Consumatori); l'area colorata in verde corrisponde al ricavo massimo ottenibile dal prodotto P × Q : dove P è il prezzo di partenza. In realtà il ricavo massimo è teorico in quanto il prezzo effettivo del prodotto è legato alla domanda, cioè al massimo prezzo che i consumatori sono disposti a pagare.
Nelle tre curve sottostanti, compare l'area colorata in giallo che corrisponde al beneficio del consumatore per non dover pagare il prezzo che vorrebbe il venditore. L'area in verde è quella che corrisponde al ricavo reale (non corrisponde al profitto in quanto è al lordo delle spese sostenute dal venditore).
Consideriamo singolarmente i tre casi:
Aumentando il prezzo da 1.5 € a 2 €, la domanda (in base all'eq. P = -Q + 5) diminuisce da 350 a 300 consumatori. Il nuovo ricavo è 600 €
l'aumento di prezzo è stato (2 - 1.5)/1.5 = 0,33 = 33% ; la diminuzione dei consumatori è stata (350 - 300)/350 = 0,14 = 14%.
l'elasticità della curva è 0,14/0,33 = 0.42 < 1 : ad una modesta variazione di prezzo corrisponde una minor riduzione percentuale del numero di consumatori. In questo caso, ceteris paribus (a parità di tutti i fattori), aumentando il prezzo del prodotto, c'è un modesto aumento del ricavo: (600 - 525)/525 = 0,14 = 14% . Inoltre il profitto, costituito dalla differenza fra ricavo e costi può aumentare in quanto riducendo il numero di visitatori si potrebbe avere un risparmio nel trasporto delle merci, confezionamento, magazzinaggio, ecc.);
riducendo il prezzo da 1.5 a 1 €, la domanda aumenta da 350 a 400 consumatori. Il nuovo ricavo è 400 €
la diminuzione di prezzo è stata (1.5 - 1)/1.5 = 0,33 = 33% ; l'aumento di consumatori è stato (400 - 350)/350 = 0,14 = 14%
l'elasticità della curva è ancóra < 1. In questo caso, ceteris paribus, riducendo il prezzo del prodotto, il ricavo si riduce di (525 - 400)/525 = 0,23 = 23% . Il profitto, può diminuire per le ragioni opposte a quelle precedenti. La riduzione del prezzo non è un buona idea... a meno che costituisca una promozione temporanea.
Aumentando il prezzo da 1.5 € a 2 €, la domanda diminuisce da 140 a 120 consumatori. Il nuovo ricavo è 240 €
l'aumento di prezzo è stato (2 - 1.5)/1.5 = 0,33 = 33% ; la diminuzione dei consumatori è stata (140 - 120)/140 = 0,14 = 14%.
l'elasticità della curva è 0,14/0,33 = 0.42 < 1 : ad una modesta variazione di prezzo corrisponde una minor riduzione percentuale del numero di consumatori. In questo caso, ceteris paribus aumentando il prezzo del prodotto, c'è un modesto aumento del ricavo: (240 - 210)/210 = 0,14 = 4% . Valgono le considerazioni di cui al primo caso;
riducendo il prezzo da 1.5 a 1 €, la domanda aumenta da 140 a 160 consumatori. Il nuovo ricavo è 160 €
la diminuzione di prezzo è stata (1.5 - 1)/1.5 = 0,33 = 33% ; l'aumento dei consumatori è stato (160 - 140)/140 = 0,14 = 14%
l'elasticità della curva è ancóra < 1. In questo caso, ceteris paribus, riducendo il prezzo del prodotti, il ricavo si riduce di (250 - 240)/250 = 0,23 = 23% Pessima idea... a meno che la riduzione del prodotto costituisca una promozione temporanea.
Nei tre casi esaminati, l'aumento del prezzo comporta comunque un aumento del profitto in quanto nelle fasce di prezzo considerate, la curva è anelastica, nonostante gli integratori alimentari non siano un bene di prima necessità.
Quesito: abbiamo visto che la riduzione del prezzo del prodotto, comporta un minor ricavo. Ora, supponiamo che un commerciante, il cui negozio è unico nel suo quartiere e quindi è virtualmente privo di concorrenza, decida di aumentare il prezzo teorico (2.5 €) che garantirebbe il massimo ricavo per la curva di equazione P = -Q + 5 , portandolo a 3.5 € . Cosa accade?
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