la legge della domanda e dell'offerta

Per comprendere le dinamiche legate al trasferimento di beni di qualsiasi natura, prendiamo le mosse da una delle possibili defizioni di bisogno. Un bisogno esprime la necessità di rendere minimo un disagio e massimo un piacere. Questa definzione, sebbene non soddisfacente (perché si rimandano alle definizioni da vocabolario i concetti di disagio e piacere), implica l'esistenza dei beni: il mezzo materiale o immateriale con cui cerchiamo di minimizzare un disagio e massimizzare un piacere.
Da questa premessa, segue la necessità di procurarsi i beni che reputiamo necessari (materiali o immateriali, in questo senso anche una persona di compagnia), e per far questo occorre scambiarli (barattarli) con altri beni di cui pensiamo di poter fare a meno. Oppure, più praticamente, per procurarci i beni dobbiamo pagarli.

Il mercato (in senso ampio) è il luogo, non necessariamente fisico (anche i terminali dei computer possono formare un mercato) in cui acquirenti e venditori di un dato bene accordano le rispettive esigenze per stabilire un prezzo di equilibrio da utilizzare per lo scambio bene-denaro. Questo equilibrio è suscettibile di una rappresentazione grafica in cui sono presenti due curve (per semplicità due rette) che rappresentano la domanda e l'offerta della merce. L'offerta individuale di un bene è la quantita di quel bene che i venditori sono disposti a offrire sul mercato in un determinato momento e a un certo prezzo. L'offerta collettiva è l'insieme delle offerte individuali.

domanda offerta

Nella figura sopra, in ordinata sono riportati gli andamenti dei prezzi della domanda e dell'offerta rispetto alle quantità riportate in ascissa. Supposto che gli andamenti di domanda e offerta siano lineari, si vede dalle due tabelle che la domanda del bene ad un prezzo basso (P = 5) è molto elevata (Q = 780), però la quantità che il venditore è disposto a cedere a quel prezzo (Q = 200) non è in grado di soddisfare la domanda e forse il venditore non è disposto alla vendita, questo perché ovviamente cerca di vendere i suoi prodotti al prezzo più alto possibile; però questo può comportare un notevole invenduto (con conseguente perdita) in quanto la domanda - visti gli alti costi del bene - sarebbe inferiore all'offerta. In conclusione, il prezzo sarà costituito dal punto in cui la domanda e l'offerta si incontrano.


In generale tutte le curve (per semplicità nella nostra discussione sono sostituite da rette) di domanda hanno pendenza negativa (in caso di beni o servizi normali), questo perché maggiore è il prezzo di un bene o servizio, minore è la sua richiesta. Viceversa più un bene o servizio è offerto a prezzo ragionevole, più ne viene venduto. La relazione tra quantità e prezzo è dunque inversa.

osservazioneSi faccia attenzione alla differenza fra valore e prezzo. Il valore attribuito ad un certo bene è il risultato di una stima che, fondata su impressioni (soggettive) o su criteri razionali (confronto con precedenti transazioni di beni uguali o simili), cerca di prevedere il prezzo al quale verrà scambiato quel bene. Il prezzo è la somma effettivamente pagata in base alla legge della domanda ed all'offerta per un certo bene.


elasticità della domanda

Un concetto importantissimo, che oltre agli economisti interessa direttamente gli operatori di mercato (venditori e produttori), è quello di elasticità della curva di domanda o d'offerta. In base all'elasticità della domanda è possibile trarre notevoli elementi di riflessione per comprendere le politiche di offerta dei venditori.

elasticità della domanda e dell'offertaL'elasticità della domanda rispetto al prezzo, misura la reattività della quantità domandata (richiesta di un bene o servizio) conseguente ad una variazione percentuale del prezzo. Praticamente indica di quanto varia la quantità domandata di un bene se il suo prezzo aumenta o diminuisce di una certa percentuale.

Nel grafico a sinistra, sono riportate due curve di domande con due pendenze diverse (e quindi due diverse elasticità), che presentano un diverso comportamento per quanto riguarda la diminuzione della quantità richiesta, Q, conseguente alla stessa variazione (aumento) di prezzo, P. Così, dal grafico, si vede che se nella curva di domanda D1 il prezzo aumenta da P1 a P2, la quantità richiesta si riduce da Q0 a Q1 ; mentre nella curva di domanda D2, si riduce maggiormente da Q0 a Q2 . Pertanto, diremo che la domanda D2 è più elastica di D1.

In formule, si ha:

elasticità della domanda = (Δ Q/Q0) · 100/(Δ P/P0) · 100 = (Δ Q/Q0)/(Δ P/P0)

dove:
(Δ Q/Q0) x 100 = variaz. % della Q domandata rispetto alla quantità iniziale, Q0
(Δ P/P0) x 100 = variaz. % del P richiesto rispetto al prezzo iniziale, P0



osservazione
Si noti che l'elasticità è definita in termini di variazioni percentuali e non di variazioni assolute: in questo modo il calcolo dell'elasticità non è influenzato dall'unità di misura con cui sono espresse le due grandezze considerate (prezzi e quantità); però, questa definizione comporta (v. par. seguente) che l'elasticità non è costante lungo la curva di domanda.

esempio: per un certo prodotto, si è avuto un aumento di prezzo da 95 a 110 euro ed in corrispondenza all'aumento, la domanda è passata da 80 a 70 pezzi. L'elasticità della domanda è:

Δ Q/Q0 = (80 - 70)/80
Δ P/P0 = (110 - 95)/95       (invece di calcolare "95 - 110" si fa il contrario per ottenere numeri positivi)

l'elasticità = ε = (Δ Q/Q0)/ (Δ P/P0) = 0,125/0,158 = 0,79

L'elasticità della domanda rispetto al prezzo può assumere un grandissimo numero di valori, con corrispondenti curve di domanda di differente pendenza. Di seguito è riportata una classificazione sintetica dei diversi valori di elasticità:

casi limite di elasticità della domanda

  1. Elasticità = 0.  Non c'è reattività della domanda: qualsiasi variazione del prezzo, P, lascia invariata la quantità domandata. Graficamente la domanda è una retta verticale.pozzo di petrolio In questo caso, la domanda è rigida o anelastica. L'esempio classico è la dipendenza dall'importazione del petrolio di alcuni Paesi che fa considerare la loro domanda praticamente rigida. Questo rende ragione dell'alto prezzo del petrolio in periodi di tensioni: esso è determinato unicamente dalla variazione dell'offerta (riduzione) da parte dei produttori.

  2. Elasticità = 1.  Una variazione percentuale del prezzo, P, determina la stessa variazione percentale della quantità, Q, domandata.

  3. Elasticità < 1.   C'è poca reattività della domanda, Q, alle variazioni di P. In questo caso, si dice che quel bene è di prima necessità infatti all'aumentare del prezzo, la quantità domandata diminuisce di poco (cibo, sanità). Questi beni la cui domanda si indica come ANELASTICA, sono quelli sui quali si può applicare efficacemente una tassazione.

  4. Elasticità > 1.  C'è molta reattività della domanda, Q alle variazioni di P. La domanda è molto elastica; e un aumento dei prezzi riduce di molto la quantità domandata. Questo è il tipico caso dei beni superflui. Questi beni la cui domanda si indica come ELASTICA, sono quelli sui quali non si può applicare con disinvoltura una tassazione.

  5. Elasticità → ∞.  La domanda è una retta orizzontale Questo significa che ad un certo prezzo i consumatori compreranno tutta la quantità di beni disponibili. Nella realtà, non può essere soddisfatta qualsiasi domanda per un dato livello di prezzo che è destinato ad aumentare.

variazioni di elasticità della domanda (una salita vista dall'alto sembra una discesa!)

Può sembrare strano, ma l'elasticità della domanda non è un dato costante lungo tutta la curva che la esprime. Infatti, si consideri il diagramma seguente:

variazione dell'elasticità

la curva della domanda ha una elasticità = 1, ma questo non è un valore costante. Prima di spiegarne la ragione, verifichiamo questa premessa. Nel diagramma a sinistra, ad un aumento del prezzo, Δ P, corrisponde una pari diminuzione della domanda, Δ Q. A séguito dell'aumento del prezzo, i ricavi del venditore aumentano in misura pari all'area colorata in arancio; contemporanemante, i ricavi dovuti alla riduzione delle vendite diminuiscono in misura pari all'area colorata in celeste. Come si può vedere, le aree sono pressocché uguali e quindi sembrerebbe che il venditore possa avere un modesto interesse ad aumentare il prezzo. Però, osservando il diagramma a destra, dove il prezzo di partenza del biglietto è minore, appare evidente che i ricavi corrispondenti all'aumento dei prezzi sono maggiori delle perdite derivanti dalla riduzione delle vendite...

La ragione di questo curioso risultato è fecilmente spiegabile. Si consideri la definizione di elasticità:

elasticità variabile

Dunque, i diagrammi visti precedentemente avevano solo un valore didattico. Infatti, a parte i due casi estremi (elasticità nulla o infinita), qualsiasi curva (anche retta) ha una parte in cui l'elasticità è unitaria (P = Q), una parte con elasticità positiva (P > Q) ed una con elasticità negativa (P < Q)

variazioni del punto di incontro fra domanda-offerta

osservazioneDue beni sono detti complementari quando le variazioni di un prodotto sono collegate a quelle di un altro (es. zucchero e caffè; benzina e autoveicoli; soluzioni per aerosol e inalatori); sono detti succedanei quando le veriazioni di un prodotto sono collegate in misura inversa a quelle di un altro (sono i beni che hanno sostituti più o meno validi: burro e margarina; olio di oliva e olio di semi; aereo e treno; petrolio e gas; medicinale e medicinale equivalente).

La domanda di mercato è influenzata da vari fattori, per esempio:

L'offerta, a sua volta, è influenzata da diversi fattori, per esempio:

Nel descrivere i mutamenti che avvengono nel mercato, occorre tenere a mente la distinzione tra:

domanda offerta

La figura sopra mostra cosa accade se l'offerta di beni rimane invariata ma cambia la richiesta per effetto di una delle cause riassunte in precedenza. Se per esempio a séguito di una efficace campagna pubblicitaria la nuova domanda è maggiore della precedente, il punto d'incontro con l'offerta sarà determinato da un prezzo maggiore del precedente.

osservazioneOccorre tenere a mente che il prezzo e la quantità domandata si muovono lungo la curva di domanda solo se tutte le altre variabili produttive rimangono costanti; diversamente la curva di offerta si sposta verso sinistra o verso destra a seconda dei fattori che influenzano la domanda e l'offerta, i quali determineranno una nuova curva di domanda, di offerta, o entrambe (lungo queste si muoveranno, a parità di altri fattori, P e Q).

variazioni del prezzoGli esempi che seguono, permettono di approfondire le dinamiche legate alle variazioni di domanda e di offerta.

esempio 1 (fig. a sx): nel mercato automobilistico, la riduzione del costo dell'acciaio, comportando un minor costo per i produttori, sposta la curva dell'offerta verso destra, portando - a prezzo invariato (P1) - ad un'offerta più alta della precedente (da Q1 a Q2); questo, comporta un aumento dei ricavi. Tuttavia, se la domanda è invariata, ovverosia il mercato non è in grado di assorbire la maggiore offerta, il prezzo diminuisce (da P1 a P2), con una quantità assorbita inferiore a Q2.

esempio 2 (fig. a dx): mezz'ora prima della chiusura del mercato ortofrutticolo, alcuni venditori, pur di non rimanere con dell'invenduto, decidono di abbassare il prezzo della frutta. In questo caso le curve di domanda e di offerta rimangono invariate: il minor prezzo induce acquirenti precedentemente non interessati ad acquistare, nella migliore delle ipotesi, proprio la quantità rimasta invenduta così da trovarsi nel punto di equilibrio.

esempio 3: in conseguenza della guerra del golfo contro l'IRAQ, si produsse l'embargo nel commercio con detto Paese e per diretta conseguenza si ebbe una riduzione dell'offerta di petrolio con conseguente aumento dei prezzi (spostamento della curva verso sinistra) ; contemporaneamente si produsse un aumento della domanda di gas naturale (spostamento verso destra) in quanto bene sostituto del petrolio.

interazioni fra due beni sostituti

esempio 4: i diagrammi seguenti visualizzano il risultato di due scelte messe in atto per contrastare la diffusione di stupefacenti: una scelta proibizionistica e una scelta di prevenzione basata sull'educazione. Prima di esaminare gli andamenti di mercato, definiamo il ricavo totale, Rt, come somma pagata dai compratori e quindi incassata dai venditori: Rt = P ·Q

scelte di contrasto agli stupefacenti

scelta proibizionistica: poiché si tratta di tossicodipendenti, la domanda è anelastica e quindi ad un aumento di prezzo non segue una diminuzione della domanda. Tuttavia, la riduzione dell'offerta derivante da un'intensificazione del sequestri, riduce il numero dei tossicodipendenti che possono acquistarla ad un prezzo maggiore. Così, questa apparente utilità sociale potrebbe essere vanificata dall'aumento del ricavo totale (aumento reddito dei trafficanti) in quanto aumenta il prezzo: l'area del rettangolo 0-P2-E2-Q2 è maggiore dell'area precedente = 0-P1-E1-Q1.

scelta educativa preventiva: la riduzione della domanda (retta di colore celeste) su base volontaria, induce una riduzione del prezzo e il ricavo totale dei trafficanti diminuisce con una reale utilità sociale.

impresa e "concorrenza perfetta"

Se esiste un solo venditore si parla di monopolio, di duopolio nel caso vi siano due soli venditori, di oligopolio se i venditori sono pochi. In presenza di moltitudini di venditori, quando nessuno di loro è in grado di determinare con successo il prezzo di vendita di un bene, si presenta quella che prende il nome di concorrenza perfetta.

Ovviamente l'affermazione che nessun venditore è in grado di determinare con successo il prezzo, sembra scontrarsi con la realtà di tutti i giorni. Però, occorre distinguere fra successo occasionale derivante da vendite a prezzo molto superiore alla media, e successo stabile ottenuto guadagnando una clientela consolidata che permette ulteriori investimenti. Quindi, è necessario capire come si arriva al concetto di "concorrenza perfetta".

L'impresa acquista i fattori della produzione ad un certo prezzo, li combina e cerca di venderne i prodotti derivati ad un prezzo superiore. In questo modo, l'impresa persegue il proprio interesse ma anche quello generale. Infatti, ammesso che la concorrenza sia abbastanza attiva, la sua tendenza ad ottimizzare i costi produttivi si risolve nell'offrire i propri prodotti ad un prezzo tale per cui gli acquirenti soffrono la minor rinuncia possibile ad acquistare altri prodotti differenti.

I fattori produttivi, come tutti i beni, sono a prezzo accessibile e conveniente quando nessuno ne ha molto bisogno. Questo è ovvio, ed è altrettanto ovvio che l'impresa riuscirà ad aumentare con maggior facilità il proprio profitto se ciò che produce è molto richiesto e costoso e i fattori produttivi sono relativamente economici (questo è quanto accade con i prodotti di lusso). Tuttavia, l'impresa non può decidere quanto far pagare i suoi prodotti se questi sono considerati dai compratori potenziali come qualcosa che sia facilmente ottenibile da altri fornitori concorrenti. Se questa condizione si verifica, ovverosia se c'è "concorrenza perfetta" il prezzo unitario (per kg, per ton, per litro, ecc.) del prodotto di ogni impresa non può essere maggiore (né occorre sia minore perché lo farebbero anche i concorrenti) di quello praticato da tutte le altre. Infatti, nessun acquirente sarà disposto a pagare un prezzo maggiore di quello che sa che viene praticato altrove per un bene che considera identico. Tutte le imprese dovranno così praticare un prezzo praticamente uniforme e per ciascuna di esse tale prezzo sarà un dato, un fatto imposto dalle circostanze alle quali non è possibile sottrarsi.

A questo punto ci si potrebbe domandare se una maggior efficienza produttiva permetta di avvantaggiarsi sulla concorrenza. In realtà, si suppone che le aziende operino tutte in condizioni ottimali, pena l'uscita dal mercato.

il concetto di man power

I prezzi dei fattori della produzione (addetti, macchine, locali, energia, ecc.) possono variare in relazione alla quantità di prodotto richiesta. Così, per risolvere il problema di quanto produrre, l'impresa dovrebbe conoscere il prezzo di ogni fattore in relazione ad ogni livello di richiesta da soddisfare. Per esempio, deve sapere i costi di venti operai, di trenta, di quaranta, ecc. In questo esempio specifico, i costi non variano linearmente (30 costano 3 volte più di 10) ma cambiano con le abilità dei singoli, con i turni, con l'anzianità, ecc.
Proprio come possiamo pensare che, nel vendere i suoi prodotti assieme a molti concorrenti che offrono ciò che, a gudizio dei compratori, è esattamente lo stesso bene, l'impresa non possa influire sul loro prezzo, così possiamo supporre che un possibile aumento, ad esempio delle paghe, dovuto all'aumento del numero di operai che impiega, sarà in carico anche alle altre aziende. Dunque, poiché i fattori della produzione e i prodotti si trovano in concorrenza perfetta, ogni impresa produttrice del bene x dovrà comunque stabilire la propria capacità produttiva.

C'è un limite alla capacità produttiva e lo si può capire con un esempio pratico: definiamo "man power" (forza lavoro) il tempo necessario ad un uomo per svolgere un certo lavoro. Sia per esempio mp = 30 giorni; questo significa che un uomo dotato di normali capacità, eseguirà un dato lavoro in 30 giorni. Ovviamente se mp = 100 anni, l'uomo dovrà essere sostituito, prima o poi; oppure si cercherà di distribuire il suo lavoro fra più persone in modo da completarlo in un tempo minore di 100 anni.

man power

Riprendiamo il caso i cui mp = 30 giorni. Possiamo supporre che lo stesso lavoro possa essere fatto da due persone che lavorano su due parti da combinare successivamente. Allora il lavoro richiederà 15 giorni e se fatto da quattro persone sarà completato in una settimana... se le persone sono 8 occorrerenno 3 gioni e se sono 16... detto e fatto! Eh no, ovviamente non è così: infatti, gli addetti al manufatto dovranno concertare la loro attività in modo da procedere alla stessa velocità per evitare di intralciarsi l'uno con l'altro. Dunque, c'è un limite al numero di persone che possono essere utilizzate per compiere un dato lavoro, questo e altri fattori determinano la capacità produttiva.

produttività e costo marginale

Tutte le aziende hanno costi fissi (spese di locazione; manutenzione; macchine; paghe; ecc.) e costi variabili (prodotti acquistati per la produzione; paghe per turni straordinari, ecc.): la loro somma costituisce il costo totale. Se consideriamo che i costi variabili aumentano con l'aumentare del numero di unità prodotte, è prevedibile che oltre un certo numero, l'impresa non ha più convenienza ad aumentare la produzione. Pertanto, è possibile introdurre il concetto di costo marginale.

osservazioneIl costo marginale rappresenta l'aumento del costo totale causato dalla produzione di un'unità ulteriore di un qualsiasi prodotto. Finché il costo marginale non uguaglia il prezzo [di vendita], l'impresa ha convenienza ad aumentare la produzione; quando il costo di un'unità addizionale di prodotto supera il prezzo, l'impresa non ha più convenienza a produrre una quantità extra di prodotto ad un costo superiore al prezzo.

La concorrenza perfetta - come abbiamo visto - è la condizione che si verifica quando un gran numero di imprese vende ad un gran numero di compratori un bene le cui singole unità, a giudizio di tutti gli acquirenti, sono identiche sotto ogni aspetto indipendentemente da chi le vende e quando tutti i prezzi, proposti ed accettati, vengono subito a conoscenza di tutti i compratori e di tutti i venditori.
Questa definizione molto articolata permette di capire il modo in cui l'impresa che agisce in concorrenza perfetta può determinare la produzione (legata alla sua capacità produttiva) che rende massimo il suo ricavo netto.

Se c'è concorrenza perfetta, l'impresa è "in equilibrio" quando la sua produzione è tale che il costo marginale uguaglia il prezzo. In questa situazione, l'impresa non può fare nulla per migliorare le proprie condizioni aumentando il ricavo netto, sino a quando le conoscenze tecniche, i prezzi del prodotto e dei fattori non cambino (spostamento della curva di domanda verso destra). L'impresa, non avendo alcun incentivo per fare altrimenti, continuerà a produrre nella stessa misura di prima e quindi si comporterà stabilmente.

low priceSe la richiesta di un certo prodotto aumenta più dell'offerta, il prezzo del prodotto aumenta. Per conseguenza, l'impresa non rimarrà a lungo in equilibrio con la vecchia produzione perché con essa anche il costo marginale rimarrà fermo e quindi al di sotto del nuovo prezzo, che è più alto del precedente. Poiché il nuovo prezzo più alto procura spazio per nuovi prodotti che faranno aumentare il ricavo complessivo più del costo totale, l'impresa ristabilirà l'equilibri aumentando il costo marginale fino a eguagliare il nuovo prezzo.

A questo punto, è necessario approfondire la rilevanza delle spese variabili. Mentre nel costo unitario medio si trovano le due componenti, spese fisse e spese variabili, il costo marginale è costituito dalle sole spese variabili necessarie per produrre l'ultima quantità di bene. Il costo unitario medio tende a diminuire con l'aumento della produzione in quanto le spese fisse (migliore utilizzazione degli impianti, istituzione di turni di lavoro, ecc.) si distribuiscono su un maggior numero di prodotti; analogamente avviene con l'aumento della produzione fino a raggiungere il costo marginale. Tuttavia, tale processo non dura indefinitamente: ad un certo momento, raggiunta la produttività ottimale, questa tenderà a diminuire (e con essa il costo marginale) per diverse cause, quali, ad es., il logorio delle macchine, l'eccessiva durezza del lavoro con conseguente minore produttività, ecc.

Si può perciò affermare che tanto il costo unitario medio quanto il costo marginale si muovono nella stessa direzione: tuttavia, i loro andamenti non coincidono. Infatti, all'inizio della produzione, il costo marginale è necessariamente inferiore al costo unitario medio perché le spese fisse incidono unicamente su di esso; quando inizia la produzione e il costo marginale prende a crescere, il costo unitario medio può ancora diminuire perché, nonostante l'aumento delle spese variabili, quelle fisse, ripartendosi su di una maggiore quantità prodotta, tendono ad abbassare ulteriormente il costo medio.
Vi sarà un solo punto in cui i due costi si eguagliano; tale punto rappresenta il costo medio minimo ed è detto punto di fuga, in quanto rappresenta ovviamente anche il prezzo minimo al quale si può vendere il prodotto. Se il prezzo di mercato dovesse scendere al di sotto di questo punto, l'impresa, non potendo abbassare il costo, dovrebbe fuggire dal mercato; cioè abbandonare la produzione.

Se c'è concorrenza perfetta ogni impresa può modificare secondo le proprie capacità la propria produzione senza influenzare il prezzo del prodotto. Questo però non significa che se tutte le imprese modificassero contemporaneamente la propria produzione, il prezzo rimarrebbe invariato. Un dieci per cento di produzione in più da parte di un'impresa che possiede solo un millesimo della quota di mercato del prodotto, cambierà appena la produzione totale. Però un dieci per cento in più da parte di tutte le imprese aumenterà della stessa misura l'offerta, ma siccome gli acquirenti rifiuteranno l'offerta in eccesso, le imprese dovranno ridurre il prezzo. Questo significa che via via che nuove imprese entrano in attività con la speranza di guadagnare profitti simili a quelli delle vecchie, l'aumento della produzione totale che ne deriva farà diminuire il prezzo del prodotto e quindi il profitto. Così, finché i costi dell'impresa comprendono un compenso sufficiente ad indurre l'imprenditore a rimanere nel settore produttivo, questo continuerà ad espandersi sino a quando il ricavo netto di ogni impresa sia uguale a zero. In tale situazione, ogni impresa al corrente delle migliori conoscenze tecniche, che abbia avuto il tempo di adattare i propri impianti alle necessità produttive, otterrà lo stesso ricavo di tutte le altre. A questo punto, l'intero settore saà in una condizione di equilibrio. Il mercato è maturo (praticamente saturo) e nessun operatore è indotto ad entrare su mercato a meno di subentrare ad un precedente operatore che ha ceduto l'impresa o abbandonato il mercato.

Tutto questo è vero in condizioni di concorrenza perfetta. Però, nella realtà, la concorrenza non è perfetta in quanto alcuni elementi permettono di differenziare artificiosamente un prodotto: marketing e marchi.


esempio riassuntivo: un produttore di integratori alimentari, vuole aumentare i propri ricavi. Per questo ha due scelte: aumentare il prezzo del suo prodotti o diminuirlo. Aumentare o diminuire il prezzo del prodotto dipende dalla domanda dei consumatori. Supponiamo, che la situazione sia di volta in volta una delle tre riassunte dalle curve seguenti.

variazione del numero di pezzi con il prezzo del prodotto

Dalle equazioni delle curve si ricava il numero di consumatori in funzione del prezzo, riportati nel formato (Prezzo, Consumatori); l'area colorata in verde corrisponde al ricavo massimo ottenibile dal prodotto P × Q : dove P è il prezzo di partenza. In realtà il ricavo massimo è teorico in quanto il prezzo effettivo del prodotto è legato alla domanda, cioè al massimo prezzo che i consumatori sono disposti a pagare.
Nelle tre curve sottostanti, compare l'area colorata in giallo che corrisponde al beneficio del consumatore per non dover pagare il prezzo che vorrebbe il venditore. L'area in verde è quella che corrisponde al ricavo reale (non corrisponde al profitto in quanto è al lordo delle spese sostenute dal venditore).

Consideriamo singolarmente i tre casi:

Nei tre casi esaminati, l'aumento del prezzo comporta comunque un aumento del profitto in quanto nelle fasce di prezzo considerate, la curva è anelastica, nonostante gli integratori alimentari non siano un bene di prima necessità.

Quesito: abbiamo visto che la riduzione del prezzo del prodotto, comporta un minor ricavo. Ora, supponiamo che un commerciante, il cui negozio è unico nel suo quartiere e quindi è virtualmente privo di concorrenza, decida di aumentare il prezzo teorico (2.5 €) che garantirebbe il massimo ricavo per la curva di equazione P = -Q + 5 , portandolo a 3.5 € . Cosa accade?


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