liposomi

I liposomi sono microsfere cave formate da uno o più doppi strati lipidici (fig. a destra, in basso). Fin dagli anni '70 sono stati utilizzati - in forma sperimentale - come veicoli di farmaci e la comprensione del loro comportamento "in vivo" ha permesso di realizzare studi mirati sul trattamento specifico di determinate patologie. Attualmente varie aziende che si occupano di biotecnologia lavorano esclusivamente con i liposomi per lo sviluppo di diversi trattamenti: antibiotici, antitumorali, di sensibilizzazione allergica, terapia genica, ecc.

fosfolipide struttura di un liposoma
struttura di un fosfolipide
(tratta dal sito: www.uic.edu)
struttura globulare di un liposoma


L'interesse dei liposomi è relativo alla loro membrana (costituita da colesterolo e fosfolipidi come la fosfatidilcolina e il diacetilfosfato), la cui struttura, composizione e proporzioni sono praticamente identiche alla membrana delle cellule dell'ospite. I fosfolipidi (v. struttura in alto a sx) hanno una coda idrofobica e una testa idrofila le quali, dissolvendosi in acqua, si riorganizzano in questo modo: le code idrofobiche si attraggono tra loro, mentre le teste idrofile si dispongono a contatto con l'esterno e con l'ambiente acquoso interno (la disposizione è analoga a quella delle micelle). Per conseguenza, si formano doppi strati lipidici che si chiudono formando piccole vescicole simili alle cellule dell'organismo ed ai suoi organuli (figura a destra).
Tali sfere o liposomi costituiscono piccoli depositi che possono contenere un antigene, un antibiotico, un allergene, un farmaco o un gene (terapia genica) ed essere introdotti nell'organismo senza provocare reazioni immunitarie di rigetto. In particolare, le molecole liposolubili saranno ospitate nel doppio strato; le molecole idrosolubili all'interno del liposoma e le molecole con proprietà miste, fra il doppio strato e l'interno.

osservazioneLe caratteristiche dei liposomi possono essere modificate a seconda dei diversi farmaci veicolati. Ad esempio, per diminuire la velocità di degradazione del liposoma e rallentare la liberazione del suo contenuto si agisce modificandone la composizione e le dimensioni. Si può anche aumentare l'affinità dei liposomi per un determinato tessuto modificando la loro composizione, la carica elettrica (addizionando stearilammina si ottengono vescicole con carica positiva; con fosfato dicetilico, si ottengono cariche negative) o anche aggiungendo recettori o antigeni adesivi, il che fa aumentare la concentrazione del farmaco nell'organo bersaglio.

Le preparazioni contenenti liposomi presentano diversi vantaggi, essenzialmente:

D'altra parte, i liposomi presentano diversi svantaggi come vettori per il rilascio di farmaci in quanto sono soggetti a degradazione ossidativa e devono essere conservati e manipolati in atmosfera di azoto. Per risolvere i problemi legati alla stabilità chimico-fisica, favorirne la conservazione nel tempo al fine della loro commercializzazione i liposomi possono essere liofilizzati (es. AmbiSome - classe H), però la ricostituzione del medicinale richiede avvertenze specifiche non attribuibili al fruitore. La tabella seguente riporta i farmaci veicolati da liposomi registrati in Italia.

prodotto titolare AIC farmaco indicazioni somministr.
Abelcet® Janssen-Cilag SpA amfoterina B antifungino inf. e.v.
AmBisome® Gileas Sciences s.r.l. amfoterina B antifungino inf. e.v.; cpr; supp; flac. os
Pevaryl® lipogel Janssen-Cilag SpA econazolo antifungino dermatol.
Epaxal Berna® Istituto Sieroterapico Berna vaccino epatite A i.m.
DauXonome® Gilead Science srl daunorubicina sarcoma di Kaposi inf. e.v.
Caelyx® SP Europe doxorubicina sarcoma di Kaposi inf. e.v.
Myocet® Cephalon Europe doxorubicina tumore polmonare inf. e.v.
Visudyne® Novartis Europharm Ltd veterporfina degenerazione maculare senile inf. e.v. + fotoattivazione

tipi di liposomi e meccanismo di rilascio

Il componente principale dei liposomi, è la fosfatidilcolina, le cui proprietà conferiscono loro particolare efficacia. Altri componenti quali i niotensidi ed i ceramidi, che sono naturalmente predestinati per la preparazione dei liposomi, sono oggi ritenuti meno importanti: i niotensidi non offrono superiori vantaggi; i ceramidi non sono disponibili nelle quantità e nelle qualità sufficienti a prezzi convenienti (problema meno rilevante per l'industria cosmetica).

E' possibile classificare i liposomi in base alle loro diverse e più rilevanti caratteristiche: le dimensioni, la lamellarità (numero di doppi strati lipidici di cui è composto il liposoma) ed il metodo di preparazione adottato. Questi parametri, oltre che definire le differenze fra i liposomi, comportano significative caratteristiche, quali: stabilità, farmacocinetica, biodisponibilità. Queste caratteristiche possono influenzare notevolmente le possibilità di utilizzo dei liposomi.

diversi tipi di liposomi
GUV Giant Unilamellar Vesicles
LUV Large Unilamellar Vesicles (> 80 nm)
MLV Multilamellar Vesicles
MUV Medium size Unilamellar Vesicles
OLV OligoLamellar Vesicles
SUV Small Unilamellar Vesicles (< 80 nm)

varie tipologie di liposomi

La tabella sopra riportata illustra le varie tipologie di liposomi.

Accanto a questa classificazione dei liposomi, se ne aggiunge una funzionale, che evidenzia più immediatamente le particolari caratteristiche:

Esperimenti di legame e trasferimento con 31P-NMR hanno dimostrato che il processo di rilascio del contenuto dei liposomi è schematizzabile come nella figura seguente:

azione dei liposomi
a, b) il liposoma ragginge la cellula bersaglio e aderisce alla membrana cellulare trattenendo le sostanze veicolate; c) il liposomi è parzialmente disaggregato sulla superficie cellulare con contemporaneo ingresso nel citoplasna delle sostanze intrappolate, mentre i liposomi fluidi sono parzialmente disaggregati sulla superficie cellulare con contemporaneo ingresso nel citoplasna delle sostanze intrappolate, mentre (d) i loro lipidi rimangono sulla superficie cellulare.

un esempio di applicazione dei liposomi

La doxorubicina è una molecola appartenente alla classe delle antracicline (antibiotici citotossici attivi su molti tipi di neoplasie) che, sebbene molto attiva, presenta il problema di un basso indice terapeutico che ne limita fortemente l'utilizzo. Due sono i problemi maggiori: la tossicità acuta a livello del midollo osseo e la tossicità cardiaca sia acuta che cronica.
Il primo problema è comune a molti farmaci usati in chemioterapia, ma in questo caso si manifesta in forma particolarmente grave, obbligando a sospendere la terapia. Quando le cellule cancerose iniziano a difendersi dal farmaco, per mantenerne l'efficacia occorre aumentarne la dose; d'altra parte, dosi più elevate di doxorubicina non sono somministrabili a causa della tossicità sul paziente.
Il secondo problema, la cardiotossicità, è invece tipico di questa molecola che, sia dopo le prime somministrazioni (acuta) sia col progredire della cura (cronica), induce cardiomiopatia congestizia o addirittura insufficienza cardiaca congestizia.

Una soluzione per migliorare l'indice terapeutico è stato l'inserimento della doxorubicina all'interno dei liposomi in modo che la dose efficace sia raggiunta gradualmente: via via che i globuli si aprono, secernono il loro contenuto direttamente all'interno delle cellule. In questo modo, la tossicità si è dimostrata più controllata, però rivolta a tutte le cellule indistintamente. I liposomi inoltre venivano presto riconosciuti come estranei dal sistema immunitario ed eliminati prima che potessero portare a termine la loro opera.

osservazioneUn maggior successo è stato ottenuto rivestendo i liposomi con una pellicola di polietilenglicole (PEG), una sostanza inerte che non allerta il sistema immunitario. In questo modo i liposomi pegilati possono circolare liberamente senza venire distrutti: restano nel sangue per 2-3 settimane senza aprirsi e gradualmente entrano nelle cellule cancerose attraverso i capillari del tumore. Infatti, i capillari neoformati, destinati ad irrorare le aree tumorali, sono più permeabili rispetto a quelli dei tessuti sani, perciò favoriscono nel tessuto neoplastico un accumulo dei liposomi che quindi rilasciano il principio attivo proprio nel microambiente tumorale svolgendo selettivamente la sua azione tossica sulle cellule cancerose.

liposoma pegilatoLa tossicità della doxorubicina convenzionale, grazie alla veicolazione con liposoma pegilato si riduce nettamente: gli eventi cardiaci scendono dal 18,8% al 3,9%; l'alopecia passa dal 54% al 7%; la nausea dal 53% al 37%; il vomito dal 31% al 19%; la neutropenia (tossicità sul midollo osseo) dal 10% al 4%. L'efficacia resta invariata e migliora la qualità di vita dei pazienti. La nuova formulazione, è stata testata su due tipologie di tumori femminili, il carcinoma dell'ovaio e quello della mammella, entrambi in fase avanzata (metastatica), con risultati incoraggianti. In futuro si studierà anche la possibilità di impiegare il pegilato come trattamento di prima linea, cioè per la chemioterapia che segue l'intervento chirurgico.
Per ora, l'unico effetto collaterale che non si è riusciti a controllare è la sindrome mano-piede: causa eritema e desquamazione delle mani e dei piedi, contenibile però con semplici precauzioni.

Gordon AN et al. Recurrent Epithelial Ovarian Carcinoma: A Randomized Phase III Study of Pegylated Liposomal Doxorubicin Versus Topotecan. J Clin Oncol 2001; 19:3312-3322
Wigler N et al. Reduced cardiac toxicity and comparable efficacy in a phase III trial of pegylated liposomal doxorubicin (Caelyx/Doxil) vs. doxorubicin for first-line treatment of metastatic breast cancer. ASCO 177a; 2002

preparazione dei liposomi MLV e SUV

liposoma unilamellare liposoma multi-lamellare
liposoma unilamellare liposoma multilamellare. (www.encapsula.com)
I liposomi MLV (vescicole multilamellari) e SUV (vescicole unilamellari), sono costituiti da fosfatidilcolina di uovo (ePC), fosfatidilglicerolo (PG) e colesterolo (CHOL).

La preparazione industriale dei liposomi dipende dalla tipologia che si desidera ottenere. Qui descriveremo la preparazione di laboratorio che è abbastanza semplice e pemette di ottenere liposomi MLV e SLV.

In un pallone di vetro (v. figura sotto) si versa la soluzione dei lipidi in cloroformio e si aggiunge il farmaco polverizzato se questo è lipofilo (diversamente, il farmaco viene aggiunto dopo). Quindi, la soluzione viene evaporata a pressione ridotta, mantenendo il sistema in rotazione fino al formarsi di una pellicola, che viene ulteriormente seccata con l'uso di una pompa meccanica per circa 1h.

schema preparazione dei liposomi

Successivamente il film lipidico viene reidratato con tampone TES [acido N-Tris(idrossimetil)metil-2-aminoetansolfonico] e contemporaneamente si aggiunge la soluzione di farmaco se idrofilo (questo passaggio si salta se il farmaco è lipofilo).

schema preparazione dei liposomi

La miscela viene quindi messa in un'agitatore (vortex) fino a che assume un aspetto omogeneo e senza precipitati. Si ha così la formazione di liposomi MLV. Successivamente, mediante sonicazione, si ottengono i SUV. Si può sonicare sia con un sonicatore ad immersione (400 Watt) che con un bagno sonicatore (30 Watt).

liposomi e cosmetica

L'industria dei cosmetici è stata la prima ad utilizzare ampiamente i liposomi. Sfruttando il concetto di "liposoma = veicolo seminaturale", si è cercato di sottrarre quote di mercato ai prodotti cosmetici di origine naturale; così, i cosmetici in commercio contenenti liposomi sono decine e le applicazioni previste spaziano dai prodotti per la cura della pelle (creme, lozioni, protettori solari, agenti abbronzanti), fino a quelli della cosmetica decorativa (rossetti, mascara, fondotinta e ciprie).

I vantaggi offerti dalle preparazioni cosmetiche contenenti liposomi sono riassumibili in quattro punti:

Accanto ai vantaggi, vi sono degli inevitabili elementi sfavorevoli. Per esempio, per la produzione dei liposomi sono necessarie apparecchiature che, per costi e difficoltà di gestione, non sono alla portata di tutte le industrie cosmetiche. Per questo, esistono ditte specializzate nella fornitura di prodotti liposomali da inserire nella formulazione. Tuttavia, queste ditte non sempre forniscono una documentazione completa sulle reali caratteristiche dei liposomi. Per esempio, non sono fornite indicazioni sulla dimensione media dei liposomi e sulla loro stabilità nel tempo (particolarmente in presenza di tensioattivi). Inoltre, nel caso di liposomi che incorporano princìpi attivi, spesso non ne sono specificate le concentrazioni e la loro stabilità nei preparati liposomiali.
Proprio a proposito della stabilità, occorre considerare le interazioni dei liposomi con i tensiottivi presenti nella formulazione. Queste interazioni possono modificare le caratteristiche dei liposomi provocando la liberazione dei princìpi attivi o addirittura il disfacimento delle strutture liposomiali 1.
Per molti prodotti cosmetici contenenti vescicole fosfolipidiche e tensioattivi di varia natura, non è certo che si possa parlare di liposomi o piuttosto di aggregati molecolari, come micelle composte da fosfolipidi e tensioattivi. Questo dubbio è avvalorato dal fatto che i produttori presentano dati riferiti alla sola sospensione liposomale e non al prodotto cosmetico finito.

fasOgni linea cosmetica, oltre al detergente, al tonico ed all'idratante, comprende sempre altri prodotti per il viso (nutrienti, antirughe, per la zona occhi, eccetera) e per il corpo (antismagliature, anticellulite, ecc.). Questi preparati sono proposti per mantenere i tessuti della pelle in ottimali condizioni di turgore e freschezza.

Per migliorare i risultati non sempre in grado di mantenere le promesse, la cosmesi fa ricorso a tutti i mezzi possibili, utilizzando sia prodotti biologici (di origine animale), vegetali e vitaminici, sia ricorrendo ai cosiddetti sistemi "membrana mimetici" capaci di svolgere un'azione più incisiva e prolungata.
Esempi di questi sistemi, detti anche a cessione programmata, sono i liposomi, i niosomi™, i fitosomi (lecitina con varie molecole vegetali), i nanosomi (o liposomi veri), le collasfere (microsfere composte da collagene e proteoglicani, contenenti lipidi) e le microsferule di cellulosa (unisfere).

Mentre i prodotti di biotecnologia vanno progressivamente sostituendo le sostanze di origine animale (molto in disuso, in quanto gli episodi della "mucca pazza", agli occhi dei consumatori, non sono circoscrivibili con certezza) e si stanno sviluppando vari prodotti di provenienza marina (plancton, chitina, uova di pesce ecc.), il settore fitocosmetico ricorre a sostanze chimicamente definite, estratti selezionati e purificati e comunque estratti secchi in sostituzione dei vecchi e diluiti estratti glicolici, delle tinture idroalcoliche, dei macerati, decotti e infusi.

struttura dell'epidermideI liposomi sono un'imitazione di quegli stessi liposomi che si formano nei corpi del Golgi delle cellule epidermiche. I liposomi, inviluppati da vescicole (corpi di Odland), vengono espulsi dalle cellule granulose dell'epidermide, e da qui risalgono verso lo strato lucido che separa la cellule ancóra vitali dalle cellule morte (strato corneo).
Qui il doppio strato fosfolipidico viene distrutto enzimaticamente con la formazione di un'utile barriera protettiva composta da ceramidi, colesterolo e acidi grassi.

La tecnica cosmetica ha ricalcato l'idea alla rovescia: proponendo l'impiego di liposomi veicolati in creme e gel. Questa progettazione è verosimile in quanto i liposomi attraversato lo strato corneo raggiungono la zona lucida, dove subiscono lo stesso destino dei liposomi prodotti dall'epidermide: si trasformano in materiale lipidico con funzione di barriera protettiva.

A questo punto, la descrizione del processo imitativo di quello naturale, è stata affidata - per la commercializzazione - ai pubblicitari, che hanno individuato vari richiami propagandistici per la commercializzazione dei liposomi. Così, si sono ipotizzate una serie di azioni che, pur coerenti con le caratteristiche dei liposomi, non sono documentate sperimentalmente. Ed ecco che i messaggi pubblicitari hanno assunto connotazioni miracolistiche, sostanzialmente riassumibili così: "i liposomi penetrano come una sorta di proiettili nella pelle ed entrano nelle cellule (o raggiungono il derma!) dove producono... la ristrutturazione dell'epidermide ed il suo conseguente effetto di ringiovanimento". Il termine "effetto" è coerente con la pubblicità dei cosmetici.

Quando parliamo delle sostanze di natura oleosa presenti sulla pelle ci riferiamo in genere al sebo, cioè alla secrezione (molto abbondante nelle pelli giovani) delle ghiandole associate ai follicoli piliferi. Però, nell'epidermide esistono anche grassi d'origine completamente diversa, strettamente legati al processo di formazione e di esfoliazione delle cellule cutanee. Nel loro percorso dallo strato basale a quelli più superficiali esse liberano infatti delle vescicole che contengono un particolare tipo di grassi che vanno a disporsi tra le cellule in via di trasformazione come il cemento viene steso tra i mattoni di una costruzione: si forma così lo strato barriera della pelle. Qualsiasi alterazione di questo strato protettivo dovuta a cause esterne o interne, si manifesta con desquamazione, irritazione e aridità.

esempio di struttura di una ceramide

L'elemento principale di questo "cemento" è costituito da alcune sostanze particolari, da qualche tempo molto studiate: le ceramidi, molecole il cui nome deriva dalla presenza di un legame ammìdico. La presenza di questo legame ha una importanza significativa: costituisce la parte di molecola delle ceramidi affine all'ambiente acquoso, che durante la risalita delle cellule cutanee, si dispone in modo da permettere la formazione di strati multipli tra acqua e sostanze grasse. In questi viene trattenuta l'umidità interna che tende ad evaporare dal profondo della pelle, e che la mantiene idratata ed elastica.
Le ceramidi legate ad un residuo zuccherino sono chiamate cerebrosidi o glucosil-ceramidi. E' sotto questa forma che si trovano inizialmente le ceramidi nelle vescicole. Ed è probabilmente la rimozione dello zucchero dalla molecola che permette una particolare disposizione di questi grassi tra gli strati superficiali di cellule, ormai ridotte a scagliette, quasi del tutto prive d'acqua. La rimozione avviene ad opera di particolari enzimi detti cerebrosidasi: l'importanza della loro perfetta funzionalità è stata dimostrata dall'osservazione che la loro mancanza o malfunzionamento portano ad imponenti effetti negativi sulla pelle, come avviene nei pazienti dove essi mancano per motivi genetici. Ma la funzione delle ceramidi non è solo quella di sostanza di giunzione. Una piccola parte di ceramidi può andare incontro ad un'ulteriore trasformazione: gli enzimi detti ceramidasi le trasformano in fitosfingosina e sfingosina, sostanze che possono influenzare l'attività dell'epidermide, in quanto regolatrici della proliferazione e della differenziazione cellulare.

La difficoltà di approvvigionamento di sostanze così particolari è stato per un pò di tempo il fattore limitante il loro utilizzo in campo dermocosmetico. La principale fonte di ceramidi è stata a lungo quella della pelle di maiale, mentre oggi si utilizzano ceramidi ottenute biotecnologicamente. Esistono poi ceramidi completamente sintetici, ma una certa differenza strutturale rispetto a quelle presenti naturalmente nelle umana pone dubbi sui loro effetti a lungo termine.
Tra i derivati affini alle ceramidi abbiamo la fitosfingosina ed altri particolari sfingolipidi. Si tratta di parti di ceramidi che, una volta applicate sulla pelle, hanno dimostrato azioni simili alle loro parenti complete, con il vantaggio di una maggior penetrazione. Bisogna ricordare, infatti, che le ceramidi sono materie prime di natura molto grassa e difficili da inserire nelle comuni formule cosmetiche. Per questa loro stessa caratteristica intrinseca, il trattamento con prodotti a base di ceramidi è particolarmente indicato per le pelli tendenzialmente secche, in cui la funzione barriera non è perfetta, e che quindi tendono ad arrossarsi e ad irritarsi.
E' importante la scelta oculata delle creme che le contengono: tendono ad essere particolarmente ricche, quindi poco adatte alle pelli che non sopportano i grassi. Per quest'ultimo tipo d'epidermidi sono più adatte versioni fluide, oppure quelle contenenti solo i precursori delle ceramidi.

1Schubert R., Schmidt K.H. - Biochemistry, 1988, 27:8787

nanoemulsioni

Le nanoemulsioni possono essere definite come emulsioni di olio in acqua (O/A) con i diametri medi della goccioline disperse che variano da 50 a 1000 nm (tipicamente, il formato medio della gocciolina è compreso fra 100 e 500 nm). Termini sinonimi sono: emulsione sub-micron (SME) e mini-emulsione. Le emulsioni che soddisfano questa definizione sono state utilizzate da lungo tempo nella nutrizione parenterale. Solitamente, le nanoemulsioni contengono 10 - 20 per cento di olio stabilizzato con 0.5 - 2 per cento di uovo o la lecitina della soia. Una formulazione tipica è data nella tabella seguente.

evening primrose evening primrose
(foto: www.nps.gov/whsa)
componente funzione peso (% p/P)
olio di evening primrose lipide 25,0
tocoferolo antiossidante 5,0
lecitina agente emulsionante 4,0
acqua diluente fino a 100


Le particelle che si formano con un processo di omogenizzazione ad alta pressione, evidenziano un nucleo liquido e lipofilo, separato dalla fase acquosa che lo circonda da uno strato monomolecolare di fosfolipidi. Le nanoemulsioni, quindi, differiscono chiaramente dai liposomi, in cui un doppio strato fosfolipidico separa un nucleo acquoso da una fase esterna idrofila. Se le nanoemulsioni sono preparate con un eccesso di fosfolipidi, si può avere la comparsa di liposomi.

nanoemulsioni e liposomiLe nanoemulsioni offrono dei benefici per i prodotti destinati al mantenimento e protezione della pelle grazie alla loro capacità idratante ed alle caratteristiche veicolanti. Analogamente ai liposomi, facilitano la penetrazione nella pelle degli ingredienti attivi; però, grazie al loro nucleo lipofilo, le nanoemulsioni sono più adatte dei liposomi a trasportare componenti lipofilici.

Un ulteriore vantaggio delle nanoemulsioni è che non scremano: ciò permette la formulazione di prodotti liquidi che sono vaporizzabili (spray) e non mostrano una separazione di fase durante l'immagazzinaggio.



ciclodestrine

Le ciclodestrine (CD) sono degli oligosaccaridi ciclici naturali formati da 6, 7 o 8 monomeri di D(+)glucopiranosio uniti tra loro con un legame α, 1-4 glucosidico e chiusi ad anello.

gamma ciclodestrina Struttura di una γ-ciclodestrina

Sono ottenute dalla degradazione enzimatica dell'amido e le strutture più comuni sono la α, β e γ- CD. Hanno una struttura cava a tronco di cono e le classi di CD differiscono per grandezza di anello e solubilità in acqua. A temperatura ambiente si presentano come una polvere bianca cristallina e inodore dal sapore debolmente dolce. La struttura tridimensionale costringe i gruppi ossidrilici sui bordi esterni, mentre nella cavità sono presenti solo atomi di idrogeno e ponti ossigeno. Questo fa sì che la cavità centrale abbia natura idrofobica, mentre la parte esterna è idrofilica: ciò si traduce nella possibilità per le CD di ospitare molecole idrofobe all'interno della cavità e di essere solubili in acqua.

Le CD più usate sono le β in quanto l'α presenta una cavità troppo piccola e la γ ha costi di produzione troppo elevati.
Accoppiate con molecole organiche, le CD formano un complesso di inclusione ospite/ospitante che determina una variazione delle proprietà chimico-fisiche della sostanza inclusa tra cui la solubilità acquosa apparente che risulta aumentata rispetto alla molecola tal quale. Grazie al fenomeno della complessazione ed all'assenza di tossicità, le CD trovano impiego nei preparati dermatologici, per rendere più stabili e resistenti ai fattori ambientali le sostanze contenute, migliorandone la conservazione. Ad esempio, sono utilizzate per la fotostabilità di molecole farmacologicamente attive e di sostanze di interesse dermocosmetico, come i filtri solari; infatti, riducendo la formazione dei radicali liberi che si formano in seguito a irraggiamento, minimizzano il danno dei fotoprodotti sulle macromolecole biologiche. Inoltre, la complessazione con le CD dei filtri solari, favorisce la loro permanenza sulla superficie cutanea per esplicare e mantenere la loro funzione protettiva.


sistemi transdermici1 microincapsulazione2 applicazioni della microincapsulazione3 tecnologie avanzate nella microincapsulazione4 5 pompe osmotiche6 inserti oculari7 formulazioni mucoadesive e delitescenti8 radiofarmaci9 opinioni sull'omeopatia10
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