miele

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immagini tratte dal sito (web.tiscali.it/apicolturalazio/)

L'indice glicemico di un alimento rappresenta la velocità con cui aumenta la glicemia in seguito all'assunzione di quell'alimento. L'indice è espresso in termini percentuali rispetto alla velocità con cui la glicemia aumenta in seguito all'assunzione di un alimento di riferimento (che ha indice glicemico 100): un indice glicemico di 50 vuol dire che l'alimento innalza la glicemia con una velocità che è pari alla metà di quella dell'alimento di riferimento.
I due alimenti di riferimento più utilizzati sono il glucosio e il pane bianco: è quindi possibile trovare indici diversi per lo stesso alimento: quando si confrontano gli indici glicemici di due alimenti (ricavati da fonti diverse) occorre accertarsi che siano calcolati in base allo stesso alimento di riferimento.
Il miele è un alimento glucidico simile al saccarosio (lo zucchero comune) quanto ad apporto calorico, infatti ha 3 kcal per 1 g contro le 4 del saccarosio. Il vantaggio del miele nei confronti dello zucchero si limita al fatto che ha un potere dolcificante superiore (grazie alla presenza di fruttosio), ed un aroma particolare che lo contraddistingue. Quest'ultima caratteristica può costituire, a seconda dei casi, un vantaggio o uno svantaggio, poiché in alcune preparazioni o per dolcificare alcuni alimenti il miele può riuscire non adatto per consistenza o sapore. Tuttavia, il sapore caratteristico di alcuni mieli consente di togliersi la voglia di dolce, o insaporire preparazioni dolci, con poche calorie.
L'indice glicemico del miele è leggermente superiore a quello dello zucchero. I micronutrienti contenuti nel miele (vitamine, sali minerali, ecc.) non è migliore dello zucchero in quanto sono presenti in quantità trascurabile.

estrazione del miele dai melari

La prima operazione alla quale vengono sottoposti i melari consiste nell'eliminare i copercoli di cera che chiudono le celle contenenti il miele. Questa operazione si esegue manualmente tagliando tutta la porzione di superficie del favo con l'ausilio di coltelli, o con sistemi automatici che frantumano la cera.
L'estrazione avviene con smelatori centrifughi manuali o automatici, che estraggono per forza centrifuga il miele dal favo, che può essere utilizzato per la successiva raccolta. Per ottenere una completa estrazione, il miele deve essere sufficientemente fluido e questo si ottiene ad una temperatura non inferiore a 30ºC e non superiore a 45ºC (al momento della raccolta, la temperatura del favo è di 37-38 ºC). La qualità del miele è tanto più alta quanto meno viene sottoposto a processi di lavorazione. Il fattore più importante da questo punto di vista è sicuramente il calore.

decantazione e filtrazione: il miele deve essere purificato dai residui di cera, impurezze e bolle d'aria introdotte durante l'estrazione. Per questo si eesegue la decantazione e la filtrazione. La decantazione consiste nel far riposare il miele da qualche giorno fino a qualche settimana in ampi contenitori a 25-30 ºC, in modo che il miele sia sufficientemente fluido da permettere l'affioramento in superficie delle impurità da eliminare. La filtrazione consiste nel filtrare il miele attraverso filtri a maglie decrescenti, a una temperatura di almeno 30ºC. Filtrazioni più spinte (con pori di 0.1-0.2 mm) sono vietate dalla legge europea in quanto eliminerebbero sostanze considerate parte integrante del miele (es. polline).

osservazioneIn teoria il miele estratto e purificato è pronto per il consumo in quanto è un prodotto che per sua natura non ha bisogno di trattamenti, alcuni di essi sono vietati dalla legge italiana e altri ammessi (miscelazione con altri mieli, prevenzione della fermentazione, ecc.), ma in ogni caso non è prevista alcuna dicitura che differenzi un miele dall'altro, se non quella relativa al miele da agricoltura biologica. La dicitura "miele vergine integrale" non ha alcuna valenza di legge (in base alla normativa sugli alimenti è vietata perché fuorviante).

prevenzione della fermentazione: il difetto più evidente che può presentare un miele, anche all'occhio meno esperto, è la separazione in fasi. Ciò si verifica in genere quando il miele è eccessivamente umido e non riesce a cristallizzare completamente. Un miele separato in fasi si presenta con la parte inferiore cristallizzata e con la parte superiore liquida. Un altro difetto del miele è la sua possibile fermentazione.

Grazie alla elevata concentrazione zuccherina ed all'elevata acidità (compresa tra pH 3 e 5), il miele è un prodotto stabile in grado di inattivare qualunque agente patogeno. L'eccezione è costituita da alcuni lieviti - sempre presenti nel miele - che se messi in condizione di proliferare a spese del glucosio, ne provocano la fermentazione con conseguente scadimento delle caratteristiche organolettiche del miele, accompagnato all'odore di frutta fermentata che presto diventa sgradevole; tuttavia, anche in questo caso, non si formano sostanze tossiche. Il contenuto di acqua è il maggior responsabile dell'innesco della fermentazione: se l'acqua presente nel miele è percentualmente inferiore al 17-18% , non si ha fermentazione; con l'aumento del tenore di acqua il rischio aumenta in funzione della concentrazione iniziale di lieviti. La vendita di miele fermentato, seppur non dannoso per la salute, è vietata per la legge.

La tecnica più usata per prevenire la fermentazione è la concentrazione per evaporazione forzata, che può avvenire in ambienti deumidificati o per evaporazione sottovuoto, l'importante - giova ripeterlo - è non scaldare mai il miele oltre i 45ºC. La pastorizzazione invece inattiva i lieviti presenti, ma modifica l'aroma del miele in quanto necessita di una temperatura elevata, di 60-70ºC, che fa perdere inevitabilmente una parte delle componenti volatili.

Materiali e attrezzature specifiche utilizzati per la preparazione e condizionamento: I materiali, le attrezzature devono essere conformi al Decreto Legislativo 26 maggio 1997, n. 155. In particolare si deve far riferimento al Capitolo V ed al Capitolo VIII dell'allegato al suddetto D.Lgs pubblicato sul Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale del 13/06/1997 Serie generale n. 136.
Descrizione dei locali di lavorazione conservazione e stagionatura: I locali per la lavorazione devono essere conformi al Decreto Legislativo 26 maggio 1997, n. 155. In particolare si deve far riferimento al Capitolo I ed al Capitolo II dell'allegato al suddetto D.Lgs pubblicato sul Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale del 13/06/1997 Serie generale n. 136.

alveare Il miele è uno degli alimenti che necessita della minor lavorazione in assoluto, qualunque processo tecnologico ne modifica le proprietà. In commercio esistono i mieli prodotti dalle grandi industrie, di tipo millefiori, pastorizzati, che hanno le seguenti caratteristiche:

Sebbene questi prodotti differiscano notevolmente dal miele "alla sorgente", sono preferiti dal consumatore, che considera il miele come un dolcificante analogo allo zucchero, piuttosto che un alimento come il vino, l'olio o il formaggio e dei quali distingue le tipologie.
Il consumatore italiano consuma pochissimo miele (400 g all'anno pro capite), quindi vuole un prodotto standard, senza sorprese, piuttosto che un prodotto con caratteristiche mutevoli. Infatti, i mieli artigianali, prodotti da piccoli e medi apicoltori italiani - reperibili ovunque, in erboristeria, nel mercato di quartiere e nei supermercati - presentano caratteristiche variabili da stagione a stagione, adatti ad un pubblico più esperto che conosce il miele e ne fa un uso più consapevole e spesso più assiduo.

miele integrale e miele biologico

L'indicazione "miele vergine integrale" è nata per distinguere una varietà di miele con caratteristiche qualitative superiori a quelle previste per legge per la denominazione di base (miele). Secondo la normativa che ne regolamentava la produzione, il miele vergine integrale è un prodotto tradizionale, estratto per centrifugazione, con umidità idonea a garantire una lunga conservazione naturale, che non ha subito trattamenti che possono modificare le caratteristiche proprie del miele fresco appena estratto e, in particolare, non ha mai subito riscaldamenti a temperatura superiore a 40° C. Viene inoltre conservato in modo da mantenerne inalterata la composizione e presenta quindi le caratteristiche compositive e organolettiche proprie della sua origine naturale e delle particolari procedure di produzione e conservazione seguite.
La normativa stabiliva che il miele vergine integrale, commercializzato con un'indicazione relativa all'origine botanica, possedesse determinati requisiti di composizione che permettessero di garantirne l'effettiva unifloralità.
Questa indicazione era prevista dalla legge nazionale sulla commercializzazione del miele che è stata in vigore tra il 1982 e il 1998, è stata oggi soppressa per incompatibilità con la normativa comunitaria, alla quale l'Italia ha dovuto uniformarsi.

miele da agricoltura biologicalogo AIAB Il logo Associazione Italiana Alimenti Biologici (ed altri simili) non appartiene ad uno degli Enti certificatori autorizzati: è solo un brand collettivo che etichetta i prodotti di aziende differenti. Il miele biologico non esiste ed è unicamente possibile la certificazione "da agricoltura biologica" come illustra l'etichetta a destra di I.C.E.A.

disciplinare AIAB

riferimenti normativi

Il Decreto Legislativo 21 maggio 2004, n. 179 ha recepito una normativa europea che introduce il miele filtrato, una tecnologia comunemente utilizzata negli Stati Uniti che non era permessa in Europa.

In Italia solo le grandi industrie sono interessate a questa tecnologia, anche se la filtrazione non porterebbe maggiori vantaggi dal punto di vista della lavorazione. Questo tipo di miele viene sottoposto alla tecnica della microfiltrazione: lo si passa attraverso una membrana dai fori piccolissimi che trattengono pollini e impurità. Il risultato è un miele limpido ma privo degli apporti organolettici che gli conferiscono aroma e carattere. Il miele sottoposto a filtrazione spinta deve essere messo in commercio con la dicitura "miele filtrato".

La legge del 2004 non consente di discriminare tra un prodotto pastorizzato e uno non pastorizzato; inoltre la nuova normativa comunitaria in materia di etichettatura del miele non prevede più la possibilità di etichettare il miele ottenuto da più specie floreali con l'indicazione "millefiori" ma solo con l'indicazione di una sola specie floreale. Il miele "millefiori" è invece molto diffuso e conosciuto oltre che richiesto dai consumatori per cui i produttori inizialmente si sono trovati ad affrontare un dilemma: rispettare la nuova normativa perdendo i clienti, oppure andare contro la nuova normativa e subire quindi le contestazioni degli organi di controllo e dell'Ispettorato centrale repressione frodi.

Una circolare del Ministero delle politiche agricole ha precisato che l'indicazione "millefiori" era specificatamente prevista dalla precedente normativa mentre non trova alcun riferimento nella nuova normativa e cioè nel decreto legislativo 21 maggio 2004 n. 179, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 168 del 20 luglio 2004 che ha abrogato la precedente normativa nazionale costituita dalla legge 12 ottobre 1982 n. 753.
La circolare ministeriale precisa ora che la direttiva comunitaria non intende limitare l'uso di indicazioni botaniche ai soli mieli uniflorali, e questa interpretazione restrittiva è da attribuire solo ad una superficiale lettura della direttiva stessa. La volontà del legislatore infatti era quella di indicare l'origine del miele sia che provenisse da una pianta che da più piante, pertanto la dizione italiana "pianta" va interpretata estensivamente nel senso di ricomprendere sia una singola specie vegetale che una pluralità di specie. E' quindi ritenuta ammissibile l'indicazione di "millefiori", riferita a miele proveniente da più specie vegetali.
Sempre a proposito di indicazioni da apporre sulle etichette del miele, la circolare ministeriale precisa che le indicazioni "miele di montagna", "miele di prato" e "miele di bosco" non rientrano nello spirito della direttiva comunitaria in quanto non forniscono alcuna indicazione sull'origine floreale o vegetale del miele ma danno solo un'indicazione sulla generica provenienza territoriale del prodotto.

noci al miele miele e noci
Etichettatura corretta:
noci al miele
Etichettatura illecita: miele e noci

il miele in Italia e le qualità organolettiche

L'Italia è il Paese con la maggiore quantità di mieli ma soprattutto con i migliori mieli. Infatti la qualità italiana è quella con la percentuale più bassa di Idrossimetilfurfurale (HMF), che si forma dalla degradazione degli zuccheri. Ciò avviene per invecchiamento o per riscaldamento; così, questo fattore è un indice di freschezza. Nello scegliere un miele bisogna ricordare che può essere sia omogeneo che cristallizzato, ma non deve presentare schiuma o bolle d'aria.

miele d'uso comuneIl miele vergine si distingue da quello d'uso più comune perché non è fluido ed ha una consistenza di tipo cristallino, più solida. I colori e i profumi variano, perché il miele vergine evoca le caratteristiche dei fiori scelti per la produzione (molti lo fanno monoflora, cioè con un'unica varietà di fiori), del territorio e del suo microclima. Il miele prodotto dalle industrie italiane non è di origine strattamente nazionale perché è ottenuto miscelando in un unico prodotto indistinto mieli argentini, brasiliani, ecc. Questa miscela viene poi uniformata con trattamenti termici che fondono i cristalli togliendo aromi, enzimi ed oligoelementi. In più con le filtrazioni spinte vengono trattenuti anche i pollini, eliminando così qualsiasi riferimento floreale e territoriale. Come contropartita per il consumatore, conservano caratteristiche organolettiche e d'aspetto sempre costanti, anno dopo anno.

Sono i prodotti che vanno per la maggiore, a causa del fatto che il miele è considerato un dolcificante alternativo allo zucchero, piuttosto che un alimento come il vino, l'olio o il formaggio. Il consumatore italiano consuma pochissimo miele (400 g all'anno pro capite), e quindi nonb è propenso a saggiare le caratteristiche di palatabilità dei vari mieli: vuole un prodotto standard, senza sorprese, piuttosto che un prodotto con caratteristiche mutevoli.

I mieli artigianali, dei piccoli e medi apicoltori italiani, reperibili ovunque, al mercato di quartiere, in erboristeria e nei supermercati più forniti, presentano caratteristiche variabili da stagione a stagione, e sono adatti a un pubblico più esigente che conosce il miele e ne fa un uso più frequente.


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