farmacodinamica

L'oggetto di sudio della farmacodinamica, si articola in tre punti:

I punti citati sono oggetto di studio della chimica farmaceutica e della farmacologia; per quanto riguarda il nostro studio, ci limiteremo ad esaminare essenzialmente la relazione farmaco-effetto.

schema

Si definisce dose minima efficace (d.m.e.) la dose che produce un livello ematico al di sotto del quale il farmaco non ha effetto (v. grafico a destra). Analogamente, si definisce dose subtossica quella che produce una concentrazione ematica al di sotto della quale si manifestano effetti secondari e/o tossici.
dose efficaceIl tempo t' necessario perché si raggiunga la d.m.e., rappresenta il tempo di comparsa dell'effetto terapeutico; al tempo t", la concentrazione ematica del farmaco si riduce alla d.m.e., pertanto la durata dell'effetto terapeutico è data dalla differenza t" - t'.

Nel caso di farmaci la cui somministrazione è legata a fatti di natura episodica quali mal di testa, mal d'auto, ecc., non è necessario che venga mantenuto un determinato livello ematico. Al contrario, il trattamento di molte patologie richiede il mantenimento di una certa concentrazione ematica del farmaco, la cui frequenza di somministrazione dipende spesso dal tempo di semivita (tempo necessario perché venga eliminata metà della dose somministrata) del farmaco stesso. Ad esempio, i sulfamidici sono usati in maniera tale da mantenere una concentrazione ematica elevata e protratta; la frequenza con cui vengono somministrati i vari membri del gruppo dei sulfamidici dipende dal loro tempo di semivita. Il t½ del sulfisossazolo nell'uomo è di 8 ore, mentre quello della sulfametossipiridazina è di 34 ore; per questo il primo viene somministrato per os ogni 4 ore, mentre il secondo ogni 24 ore.


osservazione
Il fatto che molti farmaci, come quelli appena citati, vengano somministrati più frequentemente di quanto sarebbe prevedibile in base al loro tempo di dimezzamento è necessario per compensare il ritardo nell'assorbimento dovuto alla somministrazione orale.

La scarsa comprensione della natura esponenziale della scomparsa dei farmaci può condurre a concetti errati di terapia. Per esempio, se un farmaco somministrato per ev ha una breve durata d'azione, raddoppiandone la dose non raddoppia la durata del suo effetto, in quanto, almeno nei limiti di validità dell'eq. dq/dt=-ke·q, aumenta nella stessa misura la velocità di eliminazione.
Inoltre, nel caso di assorbimento mediante meccanismi di trasporto attivo, un aumento della dose potrebbe comportare variazioni irrilevanti nei livelli ematici.
Da quanto detto, segue che se, per esempio, un ipnotico ha breve durata d'azione, non ci si può aspettare che esso faccia dormire tutta la notte il paziente aumentando semplicemente la dose somministrata; in questo caso, se possibile, si utilizza un altro ipnotico con t½ maggiore.

In generale, se un farmaco ha breve durata d'azione, per prolungarne l'effetto, si possono seguire i seguenti criteri:

confronto fra dosi diversesomministrazioni ripetute
I grafici sopra riportati, mostrano i livelli ematici (l.e.) in funzione del tempo, e riassumono le diverse possibilità di somministrazione di un farmaco. In particolare, le curve rappresentano rispettivamente:

A = dose normale;
B = dose doppia;
C = dose dose in forma farmaceutica ad azione prolungata;
D = somministrazione ripetuta della dose normale.

Si vede immediatamente che che la somministrazione in dose normale ha un breve tempo di permanenza sopra la m.d.e.
Somministrando una dose doppia, si ha una risposta terapeutica più rapida, ed un maggior tempo di permanenza sopra la m.d.e., però si possono presentare fenomeni secondari e/o tossici.
Le formulazioni ad azione prolungata permangono più a lungo sopra la m.d.e. e garantiscono una maggior costanza dei livelli terapeutici ematici.
La somministrazione di dosi ripetute permette di ottenere livelli ematici costanti, ma può essere scomoda per il paziente se il tempo di somministrazione è inferiore alle 6 ore.


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Marcello Guidotti, copyright 2003
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