Più praticamente, le piante possono essere considerate come un laboratorio contenenente numerose sostanze chimiche, estraibili in modo differenziato in base al metodo utilizzato (v. tabella). Da ognuna di queste metodiche è possibile ottenere un prodotto finale con requisiti e caratteristiche anche molto diverse tra loro, con indicazioni terapeutiche peculiari, ed altrettante modalità di uso e controindicazioni.
Le tecniche estrattive applicate a materiale di natura vegetale, sono impiegate oltre che per ricavare il principio attivo puro, anche per ottenere una forma più pratica e stabile, eliminando dalla droga i componenti indesiderati.
DROGA | distillata con acqua | idrolati, essenze |
distillata con alcol | alcolati | |
polverizzata | polveri | |
estratta mediante | infusione, decozione, digestione, macerazione, percolazione |
Premesso che è raccomandabile non miscelare più di 3 - 5 piante o estratti nello stesso preparato (con l'aumento del numero dei componenti aumenta la probabilità di possibili interferenze), quando si utilizzano più erbe miscelate nella stessa preparazione, queste devono essere omogenee tra loro; così, non si dovrebbero miscelare le parti più tenere (fiori o foglie) con quelle più dure (radici o corteccia).
Generalmente si inseriscono anche droghe vegetali con lo scopo di migliorare il sapore e l’odore della tisana stessa (Menta, Liquirizia, Finocchio, Anice, ecc.)
Generalmente le piante aromatiche si distillano allo stato fresco perchè una loro conservazione, protratta anche per poche ore, può innescare dei processi fermentativi capaci di distruggere in parte l'essenza o di alterarne la fragranza del profumo. |
Prima della distillazione il materiale vegetale deve essere convenientemente lavorato per ottenere il massimo rendimento nel corso del processo di estrazione. Gli oli essenziali delle droghe sono contenuti in tasche o canali secretori (i frutti delle Apiaceae) e vanno finemente contuse così da facilitare il processo di diffusione dell'olio essenziale e distillate sùbito dopo, onde evitare le trasformazioni secondarie (innescate da reazioni di ossidazione, ecc.) ed una perdita del prodotto per evaporazione. Al contrario, se l'olio essenziale è contenuto nei peli ghiandolari superficiali, come si verifica nella Lavanda, nella Menta e nella Salvia, le rese più elevate si ottengono distillando la droga integra.
Si deve tener conto che gli oli essenziali ottenuti per distillazione in corrente di vapore non sono identici alle sostanze aromatiche contenute nell'apparato secretore della pianta, in quanto risultano più o meno modificati a séguito del metodo di estrazione. Si formano così delle nuove molecole - a partire da precursori - per ciclizzazione, polimerizzazione, ossidazione, perossidazione e apertura degli anelli lattonici dei composti originariamente contenuti. |
L’apparecchio distillatore (v. fig. sotto) deve essere chiuso ermeticamente per non far fuoriuscire i vapori ed è collegato, mediante un raccordo, con un refrigerante raffreddato ad acqua per la condensazione dei vapori. L’acqua, riscaldata, evapora ed attraversa le parti della pianta provocando l’evaporazione dei princìpi attivi volatili; i vapori attraversano il refrigerante, condensano e vengono infine raccolti in un recipiente dove si separano dall’acqua per il differente peso specifico. Questa tecnica è indicata per ricavare oli essenziali da droghe.
il vapore attraversa il
materiale vegetale e distilla l'olio
RECIPIENTE DISTILLATORE vapore in ingresso |
miscela di vapore e olio |
CONDENSATORE acqua fredda in entrata SEPARATORE l'idrolato esce dal basso del separatore |
essenza oleosa raccolta dalla parte alta del distillato |
schema del processo di distillazione in corrente di vapore (steam distillation)
Prendendo l'essenza (precedentemente ottenuta per distillazione di olii volatili in corrente di vapore) e disperdendola in acqua, si ottengono gli idrolati, detti anche "acque aromatiche". A rigore, in questo caso si ottiene un idrolito. Le essenze sono pochissimo solubili in acqua (circa 1%), sicché occorre adottare procedimenti particolari:
Per droghe diverse da fiori e foglie, si può anche ricorrere alla spremitura meccanica oppure all'estrazione con un solvente volatile che possa poi essere facilmente eliminato. Gli idrolati, essendo soluzioni sature, possono presentare il cosiddetto effetto di salatura: diminuzione di solubilità ed intorbidamento per aggiunta di altre sostanze.
L'estrazione per spremitura è solitamente riservata per quelle droghe aromatiche che contengono gli oli essenziali in cellule superficiali ed in grande quantità come i frutti del genere Citrus (limone, mandarino, arancia amara, arancia dolce, bergamotto). Le essenze di questi frutti sono facilmente perossidabili tanto da non sopportare una estrazione a caldo. In questo caso si può procedere come segue: l'epicarpo (scorza) del frutto fresco viene posto in sacchetti di crine, indi sottoposto a forte pressione in particolari torchi a mano oppure idraulici. L'azione meccanica conseguente alla pressione, provoca la rottura degli otricoli o cellule oleifere e la fuoriuscita dell'olio essenziale che viene quindi raccolto. |
I processi estrattivi vengono condotti sulle droghe opportunamente polverizzate e l'entità di questa polverizzazione, che riesce migliore se le droghe sono dure, può variare l'efficacia dell'estrazione. In particolare, la polverizzazione, ossia la riduzione allo stato secco, serve anche ad eliminare l'attività di certi enzimi che, in presenza dell'acqua contenuta nella droga, potrebbero deteriorare il principio attivo (per es. la digitale).
A parte alcune polveri presenti in Farmacopea, possono essere utilizzate razionalmente come eccipiente per capsule o veicolo di oli essenziali, come la polvere radice di Liquirizia, oppure ancora come fonte di fibre (Fucus, Altea, Guar, ecc.) o di tannini (quercia, krameria, ecc.), peraltro senza altre significative attività farmacologiche a livello sistemico.
I procedimenti estrattivi sono quasi tutti fondati sulla diffusione: il solvente penetra nelle cellule, le rigonfia e le rompe portando in soluzione i princìpi attivi, ma questi possono anche fuoriuscire dalle cellule intatte per semplice diffusione passiva.
Per quanto riguarda i metodi estrattivi, eccone un sommario:
La concentrazione di infusi e decotti è ottenuta esprimendo in percentuale i grammi di droga utilizzata per raccogliere 100 grammi di colatura; così, ad esempio, un infuso di fiori di tiglio al 5% significa che sono stati raccolti 100 grammi di colatura da 5 grammi di droga;
Le esigenze del mercato fanno sì che siano proposte contemporaneamente molte versioni di una stessa pianta: dall'erba per infuso alle gocce di tintura madre, dalle capsule di polvere ad estratti selettivi, non accompagnate da altrettante corrette informazioni. Questi prodotti sono venduti e consigliati più o meno come se fossero la stessa cosa. Se a questo poi aggiungiamo il fatto che varie pubblicazioni improvvisate e non specialistiche spesso aggiungano una sorta di "consigli" di ineffabili esperti, è facile comprendere come le varie possibilità di scelta si moltiplichino a dismisura.
Sono ottenuti dalla droga per estrazione completa (mediante acqua o alcol di appropriata gradazione), in modo che contengano la stessa quantità di princìpi attivi presente nella droga di partenza; quindi sono concentrati sotto vuoto a temperature comprese fra 50-60 ºC per non alterarli. Questa caratteristica permette di usarli per ottenere direttamente le tinture (v. appresso); d'altra parte, gli estratti sono poco stabili e tendono ad intorbidirsi. Inoltre, nel caso di miscele di tinture, occorre prestare attenzione alle incompatibilità: ad esempio, i tannini fanno precipitare gli alcaloidi.
Nello schema a destra è riportata la sequenza di preparazione di estratti fluidi secondo uno dei procedimenti riportati nella F:U. VI ed.
Gli estratti si classificano come:
Le cosiddette droghe eroiche, il cui dosaggio è prossimo alla dose tossica, vengono preparate con alcol a 70º (per convenzione internazionale) alla concentrazione 1:10. In generale, le tinture possono essere alcoliche, idroalcoliche, acquose, eteree, vinose. Per preparare le tinture semplici si ricorre alla percolazione per quelle composte si ricorre sempre al procedimento di macerazione in quanto è difficile ottenere un impacchettamento omogeneo delle varie droghe, stante la loro differenza di forme e caratteristiche.
Come esempio di preparazione, è da ricordare - solamente a fini storici in quanto vietata dalla legge - la tintura di laudano o oppio crocata. Si ottiene macerando, per circa sette giorni, 15 parti di polvere di oppio, 5 parti di zafferano in polvere, 1 parte di chiodi di garofano, 70 parti di alcol e 70 parti di acqua depurata. E' una preparazione per uso orale ed i correttivi (zafferano, cannella, chiodi di garofano) sono necessari per mascherare il cattivo sapore dell'oppio. Questa tintura veniva utilizzata per calmare i dolori addominali e le diarree dolorose. Poiché contiene circa il 10% di oppio (e quindi l'1% di morfina), ricade nella disciplina della tab. II sez. A degli stupefacenti. |
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Marcello Guidotti, copyright 2004-2006-2007
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